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Riparla l’ex sindaco di Augusta. Carrubba si difende, contrattacca e fa i nomi

AUGUSTA – All’inizio tremavano le mani e la voce all’ex sindaco Massimo Carrubba, ieri sera, 5 dicembre, nella sala “Monna Lisa” di Palazzo Zuppello, piena di gente per seguire una conferenza stampa dopo cinque anni dalle sue dimissioni. L’attesa era tanta perché l’iniziativa era stata ampiamente preparata sui “social” con titoli che stuzzicavano la curiosità, soprattutto di coloro che hanno partecipato e partecipano attivamente alla vita politica cittadina. C’erano, infatti, seduti o in mezzo alla calca, ex assessori ed ex consiglieri comunali della tornata amministrativa precedente alla gestione commissariale, c’erano consiglieri comunali che attualmente siedono sui banchi dell’opposizione.

Dopo anni di silenzio autoimpostosi per le vicende giudiziarie in cui è stato ed è tuttora coinvolto, Carrubba ha innanzitutto fugato le voci di un suo prossimo rientro in politica, affermando in premessa che “ormai il perduto è perduto ed io ho fatto il mio tempo, il tempo è di altri ora; deputato… sogno frantumato, quindi nessun rientro nella vita politica cittadina“. Poi è stato un fiume in piena: la sua arringa di autodifesa è durata quasi due ore filate, senza interruzione, nemmeno per qualche minuto, con il pubblico che ha atteso l’epilogo per un applauso. Una città, come ha sottolineato Carrubba, che sarebbe stata infamata dal decreto di scioglimento per mafia del consiglio comunale nel 2013, dopo sei mesi dalle dimissioni dello stesso ex sindaco.

L’arringa di Carrubba può essere divisa in tre parti: la lunga premessa in cui, dopo aver sottolineato d’essere stato lasciato solo in questa vicenda giudiziaria, senza ricevere la solidarietà del suo partito né di coloro che avevano collaborato con lui “per almeno cinque-otto anni”, ha precisato che avrebbe fatto nomi e cognomi con documenti alla mano, che “non si lascia intimidire”, che difenderà sino alla fine della vita la sua onorabilità, che nessuno di coloro che facevano parte della sua maggioranza e della minoranza ha mai ricevuto condanne per atti contro la pubblica amministrazione; la parte centrale in cui ha esaminato, commentandoli doviziosamente, i dodici punti su cui si reggeva la relazione della commissione di indagine da cui è scaturito il decreto di scioglimento per mafia, cogliendo l’occasione per lanciare strali sia a chi, a suo dire, avrebbe orchestrato il tutto per eliminare lui dalla scena politica procurando però un enorme danno alla città, sia al trio dei commissari prefettizi, Librizzi, Cocciufa, Puglisi, che per “quasi tre anni hanno amministrato Augusta”, sia all’attuale amministrazione; l’epilogo, da cui è scaturito l’unico applauso.

Il pubblico ha ascoltato in religioso silenzio l’appassionata arringa dell’ex sindaco che amministrò Augusta per quasi dieci anni e che ieri ha voluto togliersi alcuni sassolini dalle scarpe, anche se la sua vicenda giudiziaria non è ancora del tutto conclusa; tuttavia è stato prosciolto da varie accuse che lo avevano portato al centro dell’attenzione mediatica, tanto che era diventato, ha detto, il capro espiatorio di tutti i mali di Augusta, sottolineando d’essere stato “crocifisso perché hanno scaricato su di me tutti i danni di settant’anni, tranne il terremoto”.

Carrubba ha specificato che non poteva più tacere perché è stato “colpito nella sua intimità più profonda”, quando, il 9 maggio scorso, l’allora presidente del consiglio comunale, Lucia Fichera, avrebbe paragonato “quelli che c’erano prima agli assassini di Aldo Moro e di Peppino Impastato”: affermazione che per Carrubba è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto da costringerlo a organizzare la conferenza stampa, durante la quale ha criticato il silenzio di una “città cloroformizzata dopo lo scioglimento”, una conferenza stampa che certamente è stata per lui un’occasione di rivincita, “dopo la condanna del magistrato Musco per i suoi rapporti amicali con la famiglia Amara”, facendo riferimento ai rapporti fra l’ex sostituto procuratore di Siracusa Maurizio Musco (oggi giudice civile a Caltanissetta) e Piero Amara, figlio di quel Giuseppe, detto Pippo, Amara, ritenuto da più parti il “dominus” della politica cittadina per almeno un trentennio. “M’inquieta pensare”, ha  detto Carrubba, “che Piero Amara e Riccardo Virgilio del Consiglio di Stato siano soci in affari”. Carrubba ha citato Pippo Amara come colui che in una telefonata, intercettata, con il “suo sodale Rosario Salmeri”, aveva affermato che al Comune “è stato scoperto un intreccio mafioso”. Carrubba ha adombrato che Amara potrebbe essere stato il “deus ex machina” per lo scioglimento del consiglio comunale. “Non ho le prove, le sto cercando in ventimila pagine di intercettazioni, ma appena le avrò, le comunicherò”. Una certezza Carrubba l’ha fornita quando ha affermato che se “dopo Natale l’amministrazione Di Pietro non avrà reso noto il piano di rientro per i debiti del Comune, pubblicherò tutto e non c’è privacy che tenga”.

Come aveva anticipato nell’annuncio della conferenza stampa, ha riferito di aver presentato, qualche mese fa, formale esposto denuncia contro la Commissione straordinaria per una serie di fatti. Denuncia presentata anche alla procura della Repubblica di Siracusa, alla procura della Corte dei conti e anche all’organo ministeriale di vigilanza monitoraggio e sostegno. “Nell’esposto denuncio fatti specifici: nomina di esperti e consulenti da parte della Commissione straordinaria (…) Quanto successo in merito agli affidamenti diretti e non nel settore dei Lavori pubblici fatti dalla Commissione straordinaria a quelle stesse imprese ritenute sotto la mia sindacatura contigue con ambienti malavitosi tanto da costituire motivo fondante per lo scioglimento del Comune (…) Ho denunciato l’aumento per 600 mila euro concesso in regime di proroga alla Pastorino; chi ha contrattato tale aumento per conto del Comune? (…) La nomina dei componenti del nucleo di valutazione fatte dalla Commissione in mancanza della preventiva autorizzazione dell’ente di appartenenza“.

Sul piano di rientro, ha informato che la Corte dei conti ha bocciato il piano per mancanza dei requisiti previsti dalla legge e sulla massa debitoria che grava sul bilancio comunale ha voluto smentire tutte quelle voci che addebitavano a lui cifre spropositate, specificando che i mutui accesi dalle varie amministrazioni, compresa la sua, non possono essere considerati debiti e ponendo un forte interrogativo: “Come sono stati gestiti dal trio Librizzi, Cocciufa, Puglisi i 15 milioni ricevuti dal Comune grazie al decreto “Salva Italia” e i 5 milioni ricevuti in seguito allo scioglimento per mafia: venti milioni, dunque, che devono essere sottratti dalla somma dei debiti”. “Anche le somme relative agli espropri, nel 1995, quando non ero sindaco, per terreni di cooperative non vanno inserite per legge nella massa debitoria; quindi togliamo altri 5 milioni dalla massa debitoria”, ha aggiunto.

Un altro interrogativo sulla commissione prefettizia Carrubba l’ha posto quando ha domandato: “Come mai la Commissione straordinaria ha affidato lavori a quelle sette imprese tacciate di mafiosità?”. Non solo. Nella relazione per lo scioglimento si faceva riferimento a persone all’interno del Comune, funzionari e dirigenti, che avrebbero condizionato l’amministrazione. “Come mai”, ha domandato ancora Carrubba, “sia i commissari prefettizi sia l’attuale amministrazione hanno lavorato con gli stessi impiegati con cui abbiamo lavorato noi?”.

Nella sua arringa di autodifesa, l’ex sindaco ha voluto toccare altri  punti cruciali quali il depuratore cittadino e la problematica del Faro Santa Croce. Per il depuratore, dopo aver censurato il comportamento dell’ex commissario ad acta regionale Contrafatto, ha ricordato che l’amministrazione precedente alla sua, nel ’95, voleva far costruire il depuratore cittadino a Punta Carcarella, che poi non si fece per le proteste degli abitanti del quartiere, quando, ormai tesi prevalente sostenuta anche dall’ex sindaco, sarebbe più logico allacciarsi all’esistente depuratore consortile dell’Ias. Per il Faro Santa Croce ha precisato che, all’inizio del suo mandato, si trovò di fronte a un appalto già definito per la realizzazione delle piazze. Avrebbe, certo, potuto far cassare il progetto, ma il Comune avrebbe dovuto pagare una penale alla ditta per l’annullamento del contratto, e avrebbe pesato anche il problema del consolidamento delle parti che stavano franando. Così, stando all’esposizione di Carrubba, si scelse di dare seguito alla pratica, sperando di poter trovare in seguito il terreno per il parcheggio, terreno per il quale l’ex vicesindaco pentastellato Schermi sarebbe andato da Carrubba per “trattarne la cessione“. Su quel progetto complessivo e sulla questione del parcheggio per l’area balneare del Faro Santa Croce, Carrubba ha chiesto la pubblicazione dello stesso progetto, delle sentenze dei tribunali amministrativi e dei relativi ricorsi, di cui non sarebbe in possesso, “altrimenti lo avrei già fatto“.

Ancora, ha sottolineato presunte ulteriori continuità fra le tre amministrazioni (la sua, quella prefettizia e l’attuale pentastellata) in relazione all’affidamento di servizi, quali la gestione rifiuti, con la Pastorino, o la riscossione delle entrate comunali, con la Publiservizi, e rilevato come il servizio di accalappiamento dei cani randagi sia stato dall’attuale amministrazione “affidato mensilmente sotto soglia“.

Queste le conclusioni dell’ex sindaco Carrubba: “Ecco, allora io, se facessi politica, chiederei alla Prefettura di Siracusa di disporre senza alcun indugio un immediato accesso agli atti ex art. 143 Tuel al Comune di Augusta per verificare se quelle infiltrazioni che hanno causato lo scioglimento siano effettivamente state debellate, o piuttosto siano ancora saldamente radicate, o peggio ancora, per tutto ciò che ho evidenziato oggi, si siano amplificate! E magari si potrebbe affidare l’ispezione alla stessa viceprefetto Scaduto Giuseppina e al dottore D’Erba che, sono certo, applicherebbero gli stessi criteri e gli stessi metri di valutazione adottati per la relazione di scioglimento che ha riguardato la mia amministrazione“.


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