AUGUSTA – La Gazzetta Augustana.it, con l’approssimarsi delle festività natalizie, intende offrire ai propri lettori l’occasione di conoscere, riscoprire o più semplicemente riappropriarsi di una sfera della memoria storica che va custodita e tramandata. La sfera del “sacro”, costituita di riti religiosi, consuetudini popolari, che appartengono a una cultura comune, condivisa, e che in alcuni casi si scopre essere peculiari della nostra Città. Si tratta di un’esposizione, distribuita nell’arco di due mesi, della tradizione del Natale augustano, a cura di Giuseppe Carrabino, presidente della Commissione comunale di Storia patria e coordinatore delle Confraternite di Augusta, che ha accettato con entusiasmo l’invito della Testata.
1. Le “Novene”.
Una tradizione, la nostra, che esalta il valore della religiosità popolare e, come in ogni festa che si rispetti, è preceduta da un “novenario” che anticamente si teneva in tutte le chiese eremitiche, conventuali, confraternali, oltre naturalmente in chiesa Madre e nella parrocchiale di S. Sebastiano.
Sebastiano Salamone nella sua Storia di Augusta edita nel 1905 ha pubblicato una “novena” natalizia di autore anonimo in dialetto augustano. Si tratta di un poemetto che veniva cantato dinanzi alle edicole votive o ai presepi apparecchiati nelle modeste case del popolo. “Fin dai primi di dicembre – riferisce il Salomone – un suonatore di violino e uno di contrabbasso si mettono in giro per le case ad offrir la novena, e quando l’offerta loro è accettata essi lasciano una immaginetta del Bambino Gesù, o della Sacra Famiglia, e mettono in nota il nome del cliente”.
Per la solennità dell’Immacolata, l’8 dicembre, secondo il cerimoniale della tradizione, la rappresentazione della natività doveva essere ultimata. Le chiese devono essere pronte per il novenario che puntualmente ha inizio il 16 del mese.
Fino a poco prima del secondo conflitto mondiale, i rintocchi delle campane chiamavano a raccolta i fedeli a partire dalle quattro del mattino. Erano queste le novene riservate a quanti iniziavano di buon ora la giornata lavorativa. Poi venne la guerra, il sessantotto e l’ondata di modernismo che ha cancellato tanti segni della tradizione. Distrutte dai bombardamenti del 13 maggio 1943 le chiese di Gesù e Maria e S. Andrea, alienate le chiese di S. Lorenzo e della Madonna Odigitria.
Ai giorni nostri, nel centro storico, si rinnova puntualmente la novena curata dai mastri d’ascia riuniti nella confraternita di S. Giuseppe. Alle 6,00 del mattino, oggi come allora, i fedeli si ritrovano in chiesa per il novenario e i canti della tradizione. Risuonano antiche melodie. Suoni, musica e canti tradizionali richiamano alla memoria la necessità di operare per la salvaguardia delle fonti orali e di tutto il patrimonio immateriale che esprime l’identità della nostra comunità.
Oggi più che mai dobbiamo avere il coraggio di scelte audaci per non disperdere un patrimonio che rischia di essere perduto per sempre. A tutti noi augustani è rivolto l’invito ad ascoltare gli echi dei canti dei contadini, pescatori, artigiani e delle donne del popolo e saper rileggere un passato di stenti e privazioni ma straordinariamente ricco di umanità.
Giuseppe Carrabino