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Digitalizzazione pmi italiane: aziende trasformate, incremento dei fatturati

Gli ultimi dati resi noti dell’Osservatorio Mecspe, presentati dalla società Senaf a fine settembre nella tappa bresciana del tour “Laboratori Mecspe Fabbrica digitale – La via italiana per l’industria 4.0”, sottolineano come il digitale faccia molto bene alle aziende italiane.

È emerso che i processi legati alla digitalizzazione avrebbero trasformato oltre il 60 per cento delle aziende manifatturiere italiane, e che il 55,8 per cento degli imprenditori percepisce la propria azienda molto o abbastanza innovativa. Contestualmente verrebbero confermate le intenzioni di investimento nelle nuove tecnologie abilitanti, già in largo uso nelle Pmi della meccanica e della subfornitura.

Un comparto, quest’ultimo, che ha visto, tra i primi semestri del 2018 e del 2017, un incremento dei fatturati per il 61,4 per cento delle aziende, mentre il 32,4 dichiara stabilità e solo il 6,1 un calo. Un aumento significativo anche dal punto di vista del confronto con il 2017, con ben 12,6 punti percentuali in più.

Un processo di digitalizzazione che permette di rivoluzionare l’azienda nella fase gestionale, produttiva e organizzativa ma anche e soprattutto nella visibilità che la stessa ha nei confronti di potenziali nuovi clienti, sia in ambito italiano che all’estero.

La forte spinta di cui sono oggetto gli e-commerce, e l’incremento a doppia cifra degli acquisti effettuati sulla rete, rende necessario per le aziende velocizzare il processo di sviluppo delle strutture di vendita online.

Al fine di mettere in campo nuove tecnologie e compiere un processo globale e positivo di digitalizzazione, le piccole e medie imprese italiane hanno bisogno di formule di sostegno in grado di garantire un accesso al credito veloce e funzionale.

In questa chiave sono di primaria importanza i provvedimenti presi a livello istituzionale ma anche le modalità di accesso ai finanziamenti pmi, privilegiando per questi ultimi formule trasparenti, veloci e digitalizzate. Vanno verso questa direzione i nuovi prodotti distribuiti da ING Direct, come il Prestito Arancio Business, che mette a disposizione degli imprenditori creativi e dinamici un aiuto fattivo nel realizzare i progetti di sviluppo delle aziende italiane attraverso soluzioni personalizzate sulle singole esigenze.

Grazie a questi investimenti e crediti, le aziende possono operare un processo di digitalizzazione verso la creazione di un ecosistema 4.0 che rappresenta il futuro per il modello di business della piccola e media impresa, in modo tale che queste ultime possano competere in un mercato sempre più agguerrito e ampio.

I dati dell’osservatorio permettono inoltre di guardare nel dettaglio quali generi di investimento sono stati fatti dalle aziende, in prima battuta gli investimenti fatti sono stati impiegati per la sicurezza informatica, tema sempre più all’ordine del giorno visto il numero crescente di frodi e attività illegali operate tramite la rete.

Oltre a questo le aziende hanno operato anche nell’introduzione di soluzioni di cloud computing, per la produzione attiva e la robotica collaborativa, ma anche per l’internet of the things e i big data.

Interessante è la percezione che hanno gli imprenditori verso questi nuovi processi di digitalizzazione, oltre la metà degli stessi ritiene che le persone abbiano un ruolo fondamentale e di centralità nei processi, mentre il 34 per cento pensa che la tecnologia svolga un ruolo di primo piano, ma solo se supportata da un’adeguata formazione umana e da un importante e significativo cambiamento dei modi di pensare e di fare business.

Quello che emerge con rilevanza dallo studio è che nel 2030 saranno diversi i nuovi profili professionali che verranno richiesti dalle aziende, parliamo dei robotic engineer, specialisti dei big data e specialisti IoT.


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