Augusta, sepoltura nella terra natia negata da regolamento, l’appello dei figli: “Vogliamo papà a casa”
AUGUSTA – La redazione ha ricevuto oggi una lettera aperta sottoscritta dai quattro figli del signor Salvatore Patania, malato terminale di tumore, augustano ma residente da circa tre anni in Calabria, che ha espresso l’ultimo desiderio di essere seppellito nella terra natia.
Malato di tumore ai polmoni, trasferì la residenza in Calabria per poter essere accudito da una delle figlie, in prossimità della struttura specialistica lucana presso la quale aveva subito un delicato intervento chirurgico.
Si dibatte da giorni, sui social network come nell’agone politico cittadino, sulla dolorosa vicenda dell’ultimo desiderio dell’uomo negato dal regolamento di polizia mortuaria comunale, che non prevede la tumulazione per i deceduti fuori comune, non residenti in città.
Due giorni fa, il consigliere comunale di minoranza Giancarlo Triberio, che ha reso nota alla stampa la vicenda, ha protocollato una richiesta urgente di modifica del regolamento, proponendo che “chi è costretto a trasferirsi per curarsi dal cancro abbia il diritto di essere seppellito dove è vissuto e si è ammalato“. Quindi, ieri sera, la presidente del consiglio comunale, Sarah Marturana ha affermato a mezzo social network, pur contestando la modalità di comunicazione “fatta dalla politica” sulla vicenda, di aver “invitato la famiglia a venire lunedì mattina in municipio e insieme al Sindaco ed all’assessore Suppo discuteremo con loro” e ha sottolineato che “è bastata una telefonata per organizzare subito un incontro“.
Nelle more dell’incontro tra l’amministrazione e i familiari del signor Patania fissato per domani, pubblichiamo quindi qui di seguito, integralmente, la “lettera aperta all’amministrazione ed ai cittadini di Augusta“, sottoscritta da “Giusi, Sara, Paolo e Ivan Patania figli di un Augustano malato di cancro”.
“Vogliamo papà a Casa. È l’ultimo desiderio di nostro padre è stato di essere portato nel suo paese di nascita e dove è nato e ha vissuto per tanti anni. Un paese che lui ha sempre amato e anche se nostro padre nella sua gioventù ha girato il mondo a noi figli ha sempre detto che è la città più bella del mondo. Oggi la sua città lo sta rinnegando rifiutandoci una degna sepoltura. Papà lotta da 7 anni per un tumore ai polmoni e dove ha subito purtroppo anche un’asportazione del polmone sinistro. Una tragedia per noi figli e abbiamo dovuto farlo operare scegliendo come ospedale quello di Rionero in Vulture, un ospedale oncologico, in quanto la loro tecnica era migliorativa rispetto ad altri ospedali vicino Augusta dove non si prevedeva l’amputazione di tre costole.
In questi giorni le sue condizioni sono peggiorate, pesa ormai 40 kg, ha emorragie interne e nel prepararci al peggio prepariamo tutto vestito, scarpe, piangendo davanti alle commesse di un negozio perché non è l’ acquisto per un vestito a festa ma di un ultimo viaggio. Ci prepariamo e interpelliamo le onoranze funebri di Augusta per riportarlo a casa disposti ad affrontare tutto a nostre spese perché papà merita: non ci ha fatto mai mancare nulla una vita di sacrifici per farci studiare e ci insegnava ad essere rispettosi corretti e umili. Nel darci da fare, riscontriamo un intoppo e scopriamo l’impossibilità di far seppellire mio padre nella sua città solo perché tre anni fa siamo stati costretti a portare la residenza in Calabria da mia sorella Sara, non solo per essere accudito direttamente ma per avere assistenza sanitaria necessaria, e serve essere residente, ma anche per essere più vicini a Rionero per le ripetute visite di controllo. Questo cambio di residenza oggi ci vieta di far seppellire papà ad Augusta.
Mi mobilito subito chiamando i vari uffici di competenza del comune di Augusta telefonicamente perché io risiedo a Francavilla in Sinni, Basilicata, e nel frattempo chiedo a mio fratello minore di recarsi al comune, dove chiede di prendere un appuntamento con il Sindaco, che non lo ha mai ricevuto. Nemmeno al telefono nessuno mi dà una soluzione: insisto nell’avere un numero di chi di competenza ma mi viene negato. Riesco a trovare il numero del Sindaco, ma non mi risponde mai squillando invano. Ho parlato con il centralino del comune per chiedere incontro al sindaco e lo stesso lo fa di persona mio fratello, ma nuovamente nessuna risposta.
Dopo aver aspettato per più di 10 giorni, richiamo e dico: se non posso parlare con il sindaco, almeno posso parlare con il responsabile di competenza dell’ufficio. Mi passano l’ufficio, dove parlo con una signora e le espongo il mio problema nuovamente, ma mi viene risposto che secondo il regolamento comunale non può essere seppellito nella sua città, ma lo dovrei seppellire in Calabria oppure cremarlo, se proprio lo vuole portare ad Augusta e tenerlo a casa di un familiare. Sono rimasta pietrificata dietro tanta freddezza.Ho detto alla signora: se ha un padre o dei figli fuori e se non può più portarli a casa cosa farebbe. Distrutta, amareggiata, spaventata, disperata di perdere mio padre e con l’aggiunta di non sapere dove seppellirlo, perché un freddo regolamento comunale me lo vieta, e che nessuno dell’amministrazione mi ha risposto o ricevuto, almeno solo per ascoltare il mio problema e quello di un cittadino di Augusta. Nessuno di competenza ci ha ascoltato. Nella disperazione ho mandato una lettera ad in gruppo di augustani sui social network dove sono stata degnamente ascoltata dal Signor Nico Cirillo e Giancarlo Triberio, persone che non conosco. E scopro che dopo vari tentativi anche per loro nessuna risposta.
Nella mia disperazione chiedo consiglio al sindaco del mio paese, Francavilla in Sinni, che si mobilita subito per parlare con chi di competenza cercando di parlare con qualcuno di Augusta: uffici ed amministratori ma impossibile, nessuna risposta, tanto da essere scioccato in quanto sindaco e ora consigliere regione Basilicata che ha preso a cuore questo assurdo intoppo burocratico. Lancio un accorato appello a chi amministra la città e a tutti i suoi cittadini affinché possano far tornare mio padre a casa sua, dove è nato cresciuto e dove è giusto che riposi in pace“.