Al ‘Massimo’ di Siracusa, coppia di attori augustani chiude la rassegna di teatro civile pro Unicef


AUGUSTA – “Giocavamo a mosca cieca”, diretto e interpretato dagli attori augustani Anna Passanisi (autrice dei testi delle canzoni) e Davide Sbrogiò, su soggetto del giornalista-scrittore siracusano Carmelo Miduri, con musiche e video di Ludovico Leone, è l’ultimo spettacolo in programma per la “rassegna di teatro civile” che ha portato sul palcoscenico del Teatro comunale ‘Massimo’ di Siracusa temi di attualità e di forte impatto emotivo e sociale.
Segue infatti altri cinque spettacoli proposti da “Teatro della città”, sodalizio gestore del teatro comunale aretuseo, anche nell’ambito di un protocollo d’intesa con Unicef Italia, tant’è che una parte del ricavato verrà destinato, tramite il fondo delle Nazioni Unite, ai bambini vittime delle guerre.
I precedenti cinque spettacoli della rassegna, già andati in scena, sono: “Itria” di e con Aurora Miriam Scala, ispirato ai “Fatti di Avola”; “Se questo è un uomo”, seduta drammaturgica sui crimini nazisti della Seconda guerra mondiale, di e con Daniele Salvo, Melania Giglio e Simone Ciampi dal testo di Primo Levi; “La ricetta di Danilo” di e con Totò Galati sull’attività sociale di Danilo Dolci e della sua rivoluzione non violenta; “Libere. Donne contro la mafia” di e con Cinzia Caminiti, Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri e Sabrina Tellico con il racconto di dieci donne forti e coraggiose che hanno attraversato e combattuto la mafia; “La grande menzogna” scritto e diretto da Claudio Fava, con David Coco, su un Paolo Borsellino che parla a quelli che hanno la memoria corta e hanno accettato sommessamente le menzogne che si aggirano attorno al depistaggio.
Spettacoli che hanno coinvolto anche i giovani con le matinée, al fine di sensibilizzarli, stimolarne un pensiero critico e fornire loro strumenti per riflettere sul mondo che ci circonda.
La pièce “Giocavamo a mosca cieca”, che andrà in scena giovedì 24 aprile alle ore 21, è tratta dal libro “I bambini della croce bianca” scritto dal cronista Carmelo Miduri, che intorno agli anni ‘80 venne a conoscenza di una storia che coinvolse numerosi bambini siciliani. La storia, ambientata negli anni ‘60, racconta di chi decideva di partire verso il Nord o all’estero in cerca di una vita più fortunata e spesso era costretto a lasciare i figli minori in luoghi che solo formalmente potevano essere chiamati di assistenza e beneficenza. Nacquero molti befotrofi o sedicenti tali, rivolti a neonati illegittimi, abbandonati o non riconosciuti alla nascita.
Fra questi, il tracomatosario di Bivona (Agrigento) dove furono ‘ricoverati’ migliaia di bambini, che però non erano malati di tracoma ma che hanno sofferto paure inenarrabili perché per anni hanno dovuto temere di diventare ciechi. Da qui l’esercizio di “giocare a mosca cieca”. Il libro di Miduri, così come la pièce teatrale, racconta la vita di alcuni di questi bambini, delle loro paure e del dramma dell’emigrazione, segnatamente di quella siciliana, come anche atti di grande solidarietà.
(Nel collage di copertina, da sinistra: Passanisi, Sbrogiò e Miduri)