Alunni del “Corbino” a lezione nella chiesa delle Anime Sante: la tradizione pasquale che avvicina le religioni
AUGUSTA – Una passeggiata nel centro storico per visitare le chiese confraternali e approfondire pagine di storia locale. L’iniziativa, promossa da Maria Giovanna Sergi, dirigente scolastica del 2° Istituto comprensivo “Orso Mario Corbino”, in collaborazione con Giuseppe Carrabino, cultore di storia e tradizioni di Augusta, ha coinvolto gli alunni delle classi quarte accompagnati dalle insegnanti Miraglia, Cerruto, Cidonelli, Cannizzaro, Lomagro, Diana e Trotta.
La passeggiata si è svolta ieri, sabato 1 aprile, ed ha avuto inizio dai giardini pubblici, da dove i ragazzi hanno raggiunto la chiesa delle Anime Sante. Un gruppo nutrito che ha visto la presenza anche di ragazzi di altre confessioni religiose, tra loro anche testimoni di Geova e una buddista, per affermare quegli aspetti della tradizione che possono essere vissuti pienamente e coerentemente da tutti senza distinzione alcuna.
“In questo clima è stata accolta all’interno della chiesa delle Anime Sante la “Croce di Lampedusa”, segno che ricorda la sofferenza e la speranza per un futuro migliore. Quella speranza che nutrono tanti migranti cristiani, musulmani e appartenenti a varie etnie, approdando nelle nostre coste“, riferisce Giuseppe Carrabino.
“È stato veramente significativo – commenta la maestra Rossella Trotta – vedere tutti i ragazzi pregare silenziosamente secondo il loro credo e le loro sensibilità, in piedi dinanzi a quella croce posta ai piedi dell’altare”.
Ragazzi che hanno interagito per qualche ora analizzando aspetti di quella tradizione di grande attualità, dal dualismo vita-morte rappresentato dalla figura della Serramonaca alla “tromba” del Giovedì santo, che è il rinnovo di quel dolore sperimentato da una donna di duemila anni orsono per l’atroce perdita del figlio.
“Quante giovani vite abbiamo perso in questi anni – ricorda Carrabino – e quante madri di Augusta hanno dovuto fare precoce esperienza del dolore. Per questo motivo la tradizione della “tromba” è di grande attualità. Una tradizione che non può avere confini o limiti religiosi – aggiunge – perché l’esperienza del dolore è qualcosa che accomuna così come quel segno della Croce di Lampedusa, che è perenne ricordo di quanti sono dovuti fuggire dalle loro terre in cerca di un motivo di speranza“.