Bando ampliamento porto commerciale di Augusta, il consigliere Schermi scrive al ministro: “È cementificazione, basterebbe smantellare gru pericolanti e rinunciare all’hotspot”
AUGUSTA – Nasce una polemica politica a seguito del bando di gara europeo da oltre 47 milioni di euro, pubblicato lo scorso 22 agosto dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale, per “acquisizione aree e realizzazione di nuovi piazzali attrezzati nel porto di Augusta, da finanziarsi con fondi propri di bilancio”.
È il consigliere comunale d’opposizione Giuseppe Schermi, ex vicesindaco pentastellato con delega al Comitato portuale, a scrivere una lettera aperta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il pentastellato Danilo Toninelli. Schermi manifesta contrarietà all’opera perché la considera una “cementificazione della vasta area denominata “Saline del Mulinello”“.
Questo l’appello di Schermi al ministro Toninelli: “La invito pertanto a valutare con urgenza la possibilità di far ritirare il bando in oggetto e viceversa, grazie ai fondi di bilancio risparmiati, riconsiderare le aree così salvate dalla cementificazione. Queste aree, parte delle Saline di Augusta, potrebbero esser immediatamente reinserite in un ampio progetto di riqualifica turistico-culturale dell’area denominata “parco dell’Hangar ed ex idroscalo” con la collaborazione sua e del Ministero della Difesa“.
“Già il 2 febbraio 2016, nella mia qualità di allora assessore M5s con delega al Comitato portuale – afferma Schermi – feci mettere a verbale della riunione la assoluta contrarietà di tutta la giunta a tale progetto nei confronti delle decisioni dell’allora Commissario straordinario”.
Il consigliere rileva la contrarietà all’epoca condivisa con diversi parlamentari, europei e nazionali, del M5s: “Politicamente, contro la decisione di cementificazione di vasta area denominata “Saline di Mulinello”, sono da rilevare le azioni coordinate con i deputati nazionali ed europei del M5s, a tutela del suolo e contro la cementificazione. In particolare l’interrogazione dell’eurodeputato Corrao del 12 aprile 2016 alla Commissione europea (vedi interrogazione) e quella parlamentare a firma De Rosa, Mannino, Busto, Daga, Micillo, Terzoni, Zolezzi, Vignaroli, Marzana, Lorefice e Grillo dell’11 maggio 2016 (vedi interrogazione)”.
Contrarietà che sarebbe stata allora formalizzata anche dal Comune e Legambiente: “Ciononostante – aggiunge Schermi – la commissione di valutazione Via/Vas, ad ottobre 2016, rigettava le osservazioni contrarie al progetto presentate separatamente sia da Legambiente sia dal Comune di Augusta con atto di delibera di giunta del 1 aprile 2016“.
L’ex vicesindaco entra nel dettaglio del progetto: “Il progetto di ampliamento, risalente agli anni ’90, è stato giudicato non più ammissibile a finanziamento europeo in quanto venuta meno la sostenibilità economica dell’opera. In particolare: “L’Autorità portuale prevede di investire, nel quadro del progetto, in due gru, al fine di aumentare l’attrattiva del terminal container. Si stima che, una volta completato il progetto, la capacità del porto in termini di traffico container sarebbe di 500 000 Teu. Va rilevato che, all’epoca dell’audit (giugno 2015), non vi era traffico di container; inoltre, la capacità totale dell’intera Sicilia è stimata in 100 000 Teu (di cui circa 30 000 Teu riguardano attualmente il vicino porto di Catania)”. Va rilevato che le citate 2 gru, frattanto acquistate, non sono mai entrate in funzione e sono a rischio di crollo, rendendo inagibile da allora la relativa banchina ed il piazzale esistente. Anche una vasta area dei piazzali esistenti risulta occupata da anni da una tendopoli e da un progetto di circa 2,5 milioni di euro per un hot spot per identificazione migranti, benché già dal 2017 i flussi si siano ridotti del 80 per cento in generale e del 90 per cento per il porto di Augusta“.
Schermi formula anche una proposta alternativa: “È quindi evidente che una migliore razionalizzazione degli spazi esistenti, sui quali fino ad oggi non è mai stato scaricato alcun container, consentirebbe di avere la capacità necessaria. Basterebbe: smantellare le gru pericolanti; smontare la tendopoli esistente ed in stato di abbandono; rinunciare alla realizzazione di un centro hot spot per l’identificazione, con risparmio per 2,5 milioni di euro“.
“È quindi per me sorprendente – chiosa Schermi – che il presidente della Autorità di sistema portuale, nominato nel 2017 dall’allora ministro Delrio, abbia riproposto lo scorso 22 agosto questo bando per la cementificazione, nonostante tutte le indicazioni contrarie accumulate in oltre 30 anni, ed in particolare tenendo in vita l’autorizzazione Via concessa nel 2007 dall’allora governo Berlusconi, definita “un cavillo” dai comunicati stampa del M5s“.