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Applausi scroscianti per “L’elisir d’amore”, la lirica ha stregato gli augustani

AUGUSTA – La sala del teatro di “Città della notte” era piena di spettatori e del loro vocio, interrotto dalle luci abbassate e dal suono dell’orchestra che si accordava. Una scena apparentemente usuale per la prima di un’opera lirica finché una voce, quella di Michela Italia, ha preso possesso dello spazio e dell’attenzione dei presenti, introducendo lo spettacolo e i suoi protagonisti, un audio programma di sala senza libretti, che ha catapultato il pubblico nell’atmosfera surreale di questa rappresentazione de L’elisir d’amore di Donizetti.

Una produzione dall’accademia musicale Yap, grande scommessa del tenore Marcello Giordani, che ha potuto vantare la regia magistrale di Enrico Stinchelli. L’unicità di questo spettacolo era stata già palpabile dal laboratorio di scena e dei costumi, a cura della scenografa Tiziana Armellini, con la collaborazione dell’artista Paola Longo, perché allestito all’interno della Casa circondariale di Piano Ippolito, coinvolgendo i due detenuti-artisti Arsen Bokai e Vincenzo Scuderi.

Quindi la prima, domenica sera. A sipario ancora chiuso, un bambino e una bambina pronti per andare a nanna e accompagnati dall’orchestra Yap, diretta dal maestro Michele Netti, hanno aperto una scena inaspettata per chi conosce l’opera, che nelle rappresentazioni tradizionali è un villaggio dell’Italia di primo Ottocento, ma non qui. Il pubblico è stato subito immerso in una camera da bambini, forse un negozio di giocattoli, in cui protagonisti e coro sono balocchi animati in un viaggio onirico pieno di luci, colori e emozioni.

Così Nemorino, interpretato dal tenore spagnolo Aurelio Gabaldon, da contadino è diventato un pupetto con calzoncini e gote rosse, che non hanno nascosto ma accentuato la mimica interpretativa dell’artista. Questi è riuscito a strappare al pubblico applausi spontanei, che sovrastavano l’orchestra, come durante l’aria di Una furtiva lagrima o nel duetto con Belcore, il grande baritono augustano Giovanni Guagliardo, durante il quale entrambi hanno trascinato la platea in un’estasi emozionale da fondo sala alla prima fila.

Adina è stata interpretata dal soprano Noemi Muschetti, nonostante la giovanissima età, magnifica interprete che ha fatto tremare il cuore degli spettatori, regalando qualche lacrima ai più sensibili all’anima della musica. Il Dulcamara istrionico interpretato da, altro affermato baritono augustano, Giovanni Di Mare che con le fattezze e i modi da “clown box” ha regalato momenti di pura ilarità e di gran presenza scenica. Mariana Pires, mezzosoprano, ha indossato i panni della “bambolina” Giannetta che con la sua voce ha incantato e sedotto lo sguardo innamorato di un soldatino e i tormenti di Nemorino.

I componenti della corale Euterpe, sotto la direzione del maestro Rosy Messina, hanno accompagnato i protagonisti non solo con le voci ma diventando essi stessi burattini e bambole viventi. Tra i “giocattoli” spiccava un carillon con due ballerini, la maestra di danza Giorgia Gulino e Herleson Da Costa Souza. Si potrebbe continuare a riempire righe di nomi per poter menzionare tutte le persone che hanno permesso la realizzazione di questo spettacolo innovativo, in cui la lirica si rende accessibile anche a chi non la conosce e alle nuove generazioni che finora l’hanno ritenuta antiquata e noiosa.

Un’opera che il regista Enrico Stinchelli ha diretto con l’eleganza di chi conosce bene ciò che fa: “Nel teatro bisogna evitare le doppie fatiche, la prima è innervosirsi e la seconda è far passare il nervosismo; eliminandole, resta solo la calma e con la calma si fa tutto. La calma si perde quando non si ha la conoscenza della materia: l’affrontare una regia di un’opera che non si conosce dev’essere frustrante sia per i nuovi che per i registi conclamati. Questa conoscenza si acquisisce col tempo e, per capirne veramente le dinamiche, bisogna avere consapevolezza di ogni sua parte: il canto, l’orchestra, la regia, la musica e, soprattutto, la storia dell’interpretazione“.

Quindi ci ha rivelato la chiave dell’innovazione portata in scena: “Devi averne visti migliaia di “Elisir” per arrivare a trovare qualcosa, ancora, di originale, per renderla unica ma senza stravolgerne la drammaturgia. Qui, abbiamo avuto la possibilità di fare un grande gioco, ricordiamoci che la parola suonare si usa solo in italiano, perché in tutte le altre lingue si dice giocare e bisogna saper giocare con le cose che si amano di più”. Infatti il villaggio e i popolani visti e rivisti non sono la scena di questo spettacolo, ma tutto si svolge in un “gioco” realizzato in tempi da record.

Marcello Giordani, in veste di direttore artistico, ancora emozionato dal pubblico acclamante in sala, ci ha riferito: “Sono molto soddisfatto, la città ha risposto veramente bene e abbiamo avuto un quasi tutto esaurito. I ragazzi hanno dimostrato di essere veramente capaci e abbiamo lavorato bene in questi dieci giorni, sotto l’attenta guida del maestro Stinchelli. È stato tutto molto divertente e sono orgoglioso per il lavoro e l’impegno di tutti”. Infine, sul proposito realizzato della stagione lirica augustana: “Questa è una conferma dell’attività di sensibilizzazione iniziata l’anno scorso con la “Cavalleria rusticana” e che oggi ha visto tanti giovani avvicinarsi e apprezzare l’opera lirica, quindi la scelta fatta di lavorare con figuranti locali è stata quella giusta. Auspico che questo sia l’inizio di una crescita del rapporto tra l’opera e Augusta”.

Marcello Marino


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