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Assemblea pubblica al “Ruiz”, promosso un “laboratorio per il lavoro”

AUGUSTA – “Augusta, quale futuro?”: questo il titolo dell’assemblea svoltasi il pomeriggio di mercoledì 15 giugno nell’aula magna dell’istituto “Ruiz”, organizzata da un “comitato spontaneo” di imprenditori e professionisti locali, preoccupati per il grave stato di crisi in cui versa la città.

Florindo Colella ha svolto il ruolo di moderatore, con la collaborazione di Francesco Messina, entrambi appartenenti alla Cna di Siracusa, e con la presenza al tavolo dei promotori di padre Angelo Saraceno. Erano state invitate a partecipare “tutte le forze della città di Augusta”, laddove con il termine “forze” si è inteso qualsiasi gruppo o associazione, dalle confraternite cattoliche all’associazione dei pensionati, dalle forze politiche a quelle sindacali.

Il principio fondante, che si basa sul concetto di “cittadinanza attiva”, è che occorre un cambiamento di rotta per Augusta e che, quindi, è necessario il contributo di tutti, un contributo di pensiero e azione, per ricordare una massima cara a Giuseppe Mazzini. Un contributo anche di impegno. Infatti, l’assemblea di mercoledì è stata considerata dai promotori solo la prima tappa di un progetto partecipato per avviare un “laboratorio per il lavoro“, con particolare riguardo alle generazioni più giovani.

L’obiettivo dichiarato è di porre un freno all’emigrazione, come emigravano a migliaia negli anni Cinquanta verso la Germania, il Belgio, l’America, l’Australia. Allora era un’emigrazione di braccianti, operai, manovali; oggi è un’emigrazione di giovani scolarizzati, diplomati e laureati, nonostante la presenza di un porto tra i più importanti del Mediterraneo, nonostante l’esistenza di un polo industriale, con annessi sia i benefici occupazionali che le problematiche ambientali.

Ad Augusta i negozi chiudono, i commercianti languono, anche per le tasse esose, i professionisti stentano anche loro a lavorare. Tuttavia, in questo primo incontro non sono state sollevate problematiche, non è stata tentata un’analisi dello stato delle cose, non è stata avanzata una proposta per l’inversione di rotta. Ai presenti è stato chiesto di confermare o dare la propria adesione, di pronunciare sostanzialmente coram populo una sorta di “Io ci sto” o “Noi ci stiamo” a lavorare per il lavoro, perché il lavoro è la priorità in assoluto, “bisognosa dello sforzo di tutti”, come più volte espresso nel corso dell’assemblea.

Il “comitato spontaneo” ha chiesto e ottenuto la collaborazione dell’ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, in nome del quale don Angelo Saraceno ha tenuto una breve allocuzione, “non una predica né un comizio”, in cui ha sottolineato la funzione della Chiesa come mediatrice fra voci diverse, fra opposte fazioni, in grado di preparare il terreno per il dialogo in vista del raggiungimento del bene comune.


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