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Augusta, allarme Unionports: “Meno di 50 giorni all’ecatombe industriale ed economica”

AUGUSTA – “La neo deputazione nazionale e regionale convochi in un tavolo istituzionale e tecnico tutti i soggetti (alcuni già riuniti in un gruppo di lavoro costituito dalla amministrazione comunale di Augusta): una riunione con istituzioni, sindacati, organizzazioni imprenditoriali e istituzioni competenti, per affrontare le conseguenze delle questioni sul tappeto, Lukoil, Ias, Priolo servizi, e la crisi che rischia di far chiudere una delle più grandi esperienze industriali del mondo, e mettere in ginocchio l’economia locale e siciliana“. È in sintesi la proposta di Unionports, cluster presieduto da Davide Fazio che include operatori dei porti di Augusta e Catania. La questione è nota e cruciale per il futuro non solo della raffineria Isab Lukoil di Priolo e del polo petrolchimico siracusano (vedi foto di copertina), giacché il prossimo 5 dicembre scatterà l’embargo al petrolio russo via mare, come deciso con il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, per la guerra in Ucraina, dai leader dei 27 Paesi in sede di Consiglio europeo straordinario lo scorso maggio.

L’associazione con sede ad Augusta interviene perché “occorre alzare di molto l’asticella dell’allarme che è stato sottolineato, riteniamo, con “debolezza” – scrive il presidente Fazio in un comunicato stampa – Non basta uno sporadico intervento sulla stampa da parte di pochi politici, non basta un ordine del giorno di un solo consiglio comunale, quando è in gioco tutto, anche i soldi per andare a fare la spesa essenziale“. Come afferma in apertura di comunicato, mancano “meno di 50 giorni alla ecatombe industriale ed economica” nel Siracusano.

Ricorda due precedenti mobilitazioni storiche di cui si ha memoria in città: “L’atmosfera necessaria, data la situazione di crisi “epocale”, deve somigliare a quella del 28 dicembre del 1960 quando circa ventimila augustani, praticamente tutta la città, scesero in piazza per salvare il porto di Augusta da un provvedimento burocratico che avrebbe tolto alla città e al porto gran parte dello sviluppo conquistato dal 1949 in poi. O l’atmosfera di grande solidarietà che si costruì attorno al caso Liquichimica alla fine degli anni settanta quando lo stabilimento fu destinato alla chiusura, evitata dall’intervento dello Stato e dell’Eni dopo che parlamentari di destra e di sinistra dormirono in fabbrica assieme ai lavoratori“.

Il 5 dicembre è vicino, meno di due mesi per portare in salvo la raffineria Lukoil di Priolo e, di conseguenza, il 20% della raffinazione italiana. Peraltro le operazioni di spegnimento degli impianti dovrebbero cominciare molto prima – sottolinea Fazio, in riferimento all’inizio dell’embargo europeo al petrolio russo – Dal 5 dicembre l’azienda di origini russe (meditate gente su internazionalizzazioni, delocalizzazioni, privatizzazioni) non potrà importare petrolio russo. E da tempo non ha accesso al credito con le conseguenze che sappiamo. Su questo tema e sui casi giudiziari Ias e Priolo servizi sono intervenute personalità come il presidente della Regione, Renato Schifani. Ma il governo ancora non c’è, non si sa con chi parlare… ed il tempo scorre. Necessaria una iniziativa unitaria perché veramente il nuovo governo prossimo venturo faccia sua la priorità“.

Chiediamo alla politica, alle istituzioni, ai sindacati, di istituire un tavolo permanente di monitoraggio e di iniziativa – ribadisce in conclusione di comunicato – Per trovare vie di soluzione, proporre rimedi dove sono necessari, investimenti  tramite risorse nazionali ed europee. Un gruppo di lavoro da cui i nuovi eletti al parlamento nazionale e all’Assemblea regionale non possono mancare, per essere promotori ma anche veicolo di quanto necessita presso le rispettive istituzioni legislative. Gruppo di lavoro di cui dovrebbero far parte esponenti dei ministeri competenti. Questo gruppo di lavoro, da istituire adesso, deve chiedere subito al governo di creare le condizioni per prospettive, anche per quanto riguarda il caso Ias, che possano consentire alla magistratura di dare tempi necessari a soluzioni tecniche per evitare il blocco dell’intero sistema industriale“.


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