Augusta e la domenica di Pasqua nella tradizione
AUGUSTA – Settimana santa, Pasqua e lunedì dell’Angelo, per il secondo anno consecutivo nella morsa della grave pandemia di Covid-19 e pertanto limitati alle celebrazioni liturgiche ‘distanziate’, senza processioni, per via delle misure governative di contenimento sanitario. Nel giorno della domenica di Pasqua, proponiamo qui di seguito il paragrafo dedicato nella ‘Breve storia di Augusta‘, l’opera di divulgazione, realizzata in un quinquennio per la prima volta online proprio su La Gazzetta Augustana.it, a cura del cultore di storia locale Salvo Lentini.
In passato la Settimana Santa era caratterizzata dall’antica tradizione della “calata da tila”, una commovente e suggestiva cerimonia che si svolgeva in tre chiese di Augusta: alla Matrice, nella Chiesa del Carmine ed in quella dei Cappuccini. In Chiesa Madre il rito si svolgeva con una tela di grandi dimensioni dove era rappresentata la deposizione di Cristo dalla croce e che durante la Quaresima ricopriva il presbiterio. Dopo l’avvenuta ‘calata’ e con i fedeli a pronunciare “u Signuri abbivisciu”, la tela veniva esposta nella vicina Piazza Duomo, dove era ripiegata e conservata. Purtroppo questa coinvolgente tradizione popolare, che simboleggiava la resurrezione di Gesù Cristo, nel 1928 fu soppressa. Da qualche tempo l’antica tradizione della “calata a tila” è stata rimpiazzata con la Processione del Cristo Risorto, che a mezzogiorno esce dalla Chiesa Madre per compiere il simbolico giro della Piazza Duomo ad annunciare, tra il suono festoso delle campane e quello melodico della banda musicale, l’avvenuta Resurrezione.
La Domenica di Pasqua, solitamente con un sole splendente e la temperatura mite della tipica giornata primaverile augustana, è tradizionalmente dedicata alla famiglia. Così è cosa normale vedere in giro nonne a braccetto con i nonni, giovani genitori in compagnia dei figli, coppie di fidanzatini o semplici comitive di ragazzi, tutti vestiti a festa e indossando il vestito nuovo, magari acquistato proprio per l’occasione. A differenza degli ultimi tempi, in passato il luogo storico per la tradizionale passeggiata del giorno di Pasqua era la “Villa” ovvero i giardini pubblici, sito preferito per la sua notevole estensione e per gli accoglienti e sempre ben curati viali alberati. Intere ore trascorse all’aperto per assaporare una tranquilla e serena passeggiata con il sorriso sempre pronto verso le tante persone, parenti, amici o semplici conoscenti, che si incontrano di continuo.
Un rituale che si ripete annualmente con un intento ben preciso: arrivare all’ora di pranzo per fare ritorno a casa e consumare il ricco pasto che impone la tradizione pasquale. Durante la consumazione dell’atteso pranzo, con tanto di colomba pasquale, in tutte le famiglie l’argomento principale delle discussioni è solo uno: “unni iemu e chi mangiamu dumani?”. In pratica decidere dove trascorrere e cosa mangiare il giorno seguente, ovvero quello per la tradizionale ‘scampagnata do Lunedì i Pasqua’.
Salvo Lentini
(Nella foto di copertina: comitiva di augustani che passeggiano per la villa comunale nella domenica di Pasqua, anni ’50)