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Augusta, mare accessibile? “Un miraggio per tanti, figuriamoci in carrozzina”

AUGUSTA – “Estate, caldo, voglia di vacanze; se molti cercano calette e spiagge esclusive, c’è chi vorrebbe avere soltanto la possibilità di arrivarci al mare. Ad Augusta è un miraggio per tanti, figuriamoci per chi vive in carrozzina! Nel corso degli anni poco o nulla è stato fatto per l’abbattimento delle barriere architettoniche che continuano a rendere l’ambito urbano invivibile per chi è impedito da un handicap motorio“. Così Sebastiano Amenta, che presiede da poco più di un anno la consulta comunale per i disabili, delinea in una nota stampa di stamani la situazione in merito all’accessibilità del mare balneabile augustano da parte delle persone con disabilità motorie.

Purtroppo sono ancora una volta a constatare l’atteggiamento miope dell’Amministrazione dinanzi alle problematiche dei meno fortunati e alla scarsa considerazione che circonda la condizione dei disabili nei rapporti sociali. Già il 14.06.2021, con una nota da me sottoscritta, in qualità di presidente della consulta permanente della disabilità – rende noto Amenta – acquisita dal Comune al prot. n. 0040933/2021 del 15.06.2021, era stato suggerito, in uno dei punti programmatici, di intervenire proprio sull’accessibilità al mare per i disabili motori. Tutto è rimasto carta straccia“. Si riferisce all’esito di un’assemblea della consulta comunale per i disabili, svolta il 14 giugno di un anno fa con ordine del giorno “proposte politiche inclusive”, quando alla presenza dei rappresentanti delle associazioni facenti parte dell’organo consultivo permanente, nonché di componenti dell’amministrazione comunale, erano state illustrate tra l’altro proposte sotto il titolo di “Natura e mare accessibile con pass gratis per i portatori di handicap”.

Il presidente della consulta Amenta, che è anche vicepresidente nazionale dell’associazione “20 novembre 1989” e garante della First (Federazione italiana rete sostegno e tutela dei diritti delle persone con disabilità), ricorda la cornice normativa: “Di fronte alla disabilità vengono scombinate tutte le utopie politiche, perché nessuno può voltare lo sguardo da un’altra parte; l’aspirazione a renderli eguali dovrebbe diventare il cardine di questa amministrazione che deve comprendere, una volta per tutte, di avere precisi obblighi in materia. La legge nazionale n. 104 del 1992 all’articolo 23, rubricato per l’appunto “Rimozione di ostacoli per l’esercizio di attività sportive, turistiche e ricreative”, prevede che le attività e le pratiche delle discipline sportive debbano essere favorite senza limitazione alcuna e che la possibilità di accesso al mare delle persone handicappate deve essere resa effettiva. E ancora, la legge 494/1993 prevede che l’accesso al mare da parte dei soggetti handicappati dev’essere garantito dalla realizzazione di idonee strutture per tratti orograficamente omogenei di litorale“.

In merito al mini parco giochi allestito nell’area balneare del Faro Santa Croce e inaugurato lo scorso sabato (vedi foto di copertina), rileva: “La parola inclusione è solamente inflazionata, la verità è che dietro c’è tanta ipocrisia. Il fatto che per ogni iniziativa il disabile non sia mai messo al centro è sotto agli occhi di tutti. Vedi il nuovo parco giochi installato in zona Faro Santa Croce, lodevole iniziativa, ma ahimè anche in questo caso si è pensato soltanto ai normodotati, perché quel piccolo parco giochi un bambino disabile potrà solamente guardarlo da lontano visto che non è attrezzato con giostre inclusive per le disabilità motorie“.

Io rimango sempre a disposizione per un confronto o qualsiasi consulto a tutela di chi rappresento – conclude Amenta – Occorre un impegno permanente da parte dell’Amministrazione e non la solita formula stereotipata “non ci sono soldi”. Come se la Corte costituzionale non avesse solennemente e ripetutamente affermato che in materia di diritti inviolabili della persona non è l’esercizio dei diritti che deve conformarsi alla scarsità delle risorse, ma sono i bilanci a doversi predisporre ed adeguare per la completa soddisfazione dei diritti. In uno Stato di diritto non si impedisce ai bambini di andare a scuola e non si lasciano morire gli ammalati perché non ci sono soldi. Tutti capiamo che si tratta di quei diritti fondamentali che hanno priorità nell’organizzazione di ogni Ente che si rispetti“.


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