Cronaca

Augusta, operazione antidroga “Crack point”, 4 arrestati e altri 7 indagati

AUGUSTA – Operazione antidroga del locale commissariato di polizia che, all’alba di oggi, ha dato esecuzione alle misure cautelari emesse dal Gip di Siracusa (Tiziana Carrubba) nei confronti di 5 persone, di cui 3 in custodia cautelare in carcere, una agli arresti domiciliari, una sottoposta all’obbligo di dimora, oltre a 6 indagati in stato di libertà.

L’operazione “Crack point” è il risultato di un’importante attività della squadra investigativa del commissariato di Augusta, diretto dal commissario capo Marco Naccarato, da cui sarebbe emersa l’esistenza di un “gruppo di soggetti dediti al trasporto, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti di tipo cocaina e crack“. Secondo le indagini, i presunti componenti del gruppo avrebbero “gestito un’imponente piazza di spaccio in contrada Scardina ad Augusta, arrivando persino a minacciare e percuotere le vittime che non riuscivano a saldare il debito, il tutto col metodo estorsivo aggravato perché commesso da più persone“. 

L’attività di riscontro ha permesso di sequestrare 150 grammi di cocaina, circa 10mila euro in contanti, 4 carte di reddito di cittadinanza (usate a titolo di garanzia), 2 libri mastro con i presunti crediti della droga annotati, nonché materiali di confezionamento e bilancini di precisione. Nel corso dell’attività investigativa, sono stati segnalati 30 assuntori di sostanza stupefacente alla Prefettura, a cui, dopo il sequestro della droga, veniva contestato l’illecito amministrativo.

Parte della droga, del denaro, dei libri mastro e delle carte sono stati sequestrati durante le indagini svolte dal novembre 2022 al giugno 2023.

Le indagini svolte dei poliziotti di Augusta, coordinate dal procuratore capo Sabrina Gambino e dal sostituto procuratore Silvia D’Armento, hanno fornito un quadro del presunto modus operandi.

Il personale della Polizia di Stato, al fine di fronteggiare e reprimere tale fenomeno, eseguiva dei controlli mirati alla prevenzione e alla repressione dello spaccio di droga nei dintorni dei palazzi di edilizia popolare dell’Iacp in contrada Scardina.

Il personale della squadra investigativa del commissariato di Augusta ha avviato, pertanto, “un’articolata attività d’indagine sia tramite i classici servizi di osservazione, che mediante attività tecniche d’intercettazione che avrebbero permesso di ricostruire il circuito di approvvigionamento e spaccio della sostanza stupefacente nell’area megarese“. Le investigazioni svolte, sin da subito, davano riscontro della presunta “attività di vendita, cessione, distribuzione, trasporto e consegna di sostanze stupefacenti derivanti dalla cocaina, posta in essere da un gruppo soggetti“.

Nel corso dell’attività di polizia, sarebbe emerso che un ruolo di particolare importanza era rivestito da una donna, di 60 anni, “che in prima facie gestiva, all’interno della propria abitazione, un vero e proprio “laboratorio” e centro di spaccio, ove, ricevuto lo stupefacente di tipo cocaina, provvedeva a “lavorarla”, per trasformala in crack e cedere le singole dosi agli assuntori, a credito o dietro corrispettivo“. La stessa sarebbe stata contattata da diversi soggetti, alcuni dei quali conosciuti dai poliziotti quali tossicodipendenti, che, seppur in modo “codificato”, facevano esplicita richiesta alla donna di sostanza stupefacente. A fronte delle varie richieste, la donna avrebbe “invitato gli acquirenti a recarsi presso la propria abitazione per l’attività di compravendita della sostanza stupefacente che, in alcune circostanze, avrebbero consumato in loco“, da cui il nome dell’operazione “Crack point”.

La principale indiziata sarebbe stata “coadiuvata stabilmente da alcuni collaboratori, anch’essi destinatari dell’odierna ordinanza, domiciliati in Augusta che, oltre ad aver partecipato attivamente all’attività di cessione della sostanza stupefacente, avrebbero seguito pedissequamente le indicazioni fornite dalla donna al vertice del sodalizio, adoperandosi per trasportare lo stupefacente da Catania ad Augusta, il cui prezzo sarebbe stato concordato dalla stessa donna“. 

Quest’ultima, infatti, avrebbe “fornito le giuste direttive ai suoi più stretti collaboratori su dove acquistare la sostanza, nonché su quale itinerario intraprendere per evitare i controlli delle forze dell’ordine“.

Sempre secondo le indagini, “ingente è il quantitativo di stupefacente ceduto dai soggetti indagati, in media tra i 200-250 grammi a settimana, i cui proventi sarebbero confluiti nelle casse della donna, mentre i suoi coadiutori sarebbero stati soddisfatti con altre utilità, offerte per i servizi prestati, quali, in particolare, una dose di droga“.

L’attività d’indagine ha fatto emergere che “i soggetti fortemente indiziati, in alcune occasioni, avrebbero ceduto sostanza stupefacente a credito e, dunque, senza corrispettivo, a diversi acquirenti, con ogni probabilità al fine di “fidelizzare” il cliente” e che “i crediti in questione, poi, sarebbero stati annotati in appositi “libri mastro”. Al fine di recuperare il denaro dai propri creditori insolventi, la donna al vertice del sodalizio, da una parte si sarebbe servita della collaborazione di suoi fedelissimi che, dietro minacce o atti di violenza, recuperavano il maltolto per suo conto, dall’altra, la stessa al fine di assicurarsi il corrispettivo dello stupefacente, avrebbe trattenuto le carte del reddito di cittadinanza di alcuni assuntori, a titolo di “pegno”“.

Successivamente, “la donna stessa, unitamente a un proprio collaboratore, si recava in piena notte presso il postamat più vicino per prelevare, con ciascuna carta, il contante massimo prelevabile, così evitando che i soggetti suoi debitori potessero sperperare il denaro a lei spettante“. 

Nel corso delle ultime perquisizioni a carico degli indagati destinatari della misura di custodia cautelare in carcere, oltre a tutti i telefoni cellulari in loro possesso, sono stati rinvenuti e sequestrati, in particolare a carico della donna: una dose di cocaina pari a 5,40 grammi, un libro contenente gli appunti dei debiti contratti dai vari assuntori, nonché 525 euro in banconote di vario taglio, materiale per il confezionamento e una carta del reddito di cittadinanza appartenente a un soggetto tossicodipendente.


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