Augusta, presentata all’Unitre raccolta di stampe devote, alcune inedite e rare
AUGUSTA – Nell’ambito del ciclo di incontri su “Storia e tradizioni” dell’anno accademico 2018-19 dell’Unitre di Augusta, si è tenuta lunedì scorso, nell’aula magna dell’Istituto di istruzione superiore “Arangio Ruiz”, la conferenza sul tema “Stampe devote del popolo di Augusta”, con relatore Giuseppe Carrabino, presidente della Società augustana di storia patria.
Dopo il saluto di Giuseppe Caramagno, presidente dell’associazione Unitre e della docente Anna Lucia Daniele, responsabile dei corsi, il relatore ha dapprima annunciato all’uditorio che il tema proposto sarà oggetto di pubblicazione sul numero 2 – 2018 del Bollettino della Società augustana di storia patria, prossimamente in distribuzione.
Carrabino ha introdotto la sua relazione con una citazione di Giuseppe Pitré, folklorista e medico palermitano che ha dedicato la sua esistenza alla raccolta, lo studio e la pubblicazione delle tradizioni popolari. Fu proprio Pitré a presentare una prima selezione di stampe devote, meglio note nella cultura popolare come “santuzzi“. Si tratta, per usare le parole dell’antropologo palermitano Antonino Buttitta, di “figure da guardare non per esorcizzare la realtà o evaderla, ma per recuperare la storia, la nostra storia”.
In effetti, la selezione di stampe devote oggetto della relazione di Carrabino è riferibile al “sentire”, il sacro del popolo di Augusta con immagini che rimandano ai culti e alle devozioni praticate nella città e nel territorio. Si tratta di stampe ricavate da lastre di rame incise, dette “clichèts“, che permettevano una maggiore durata rispetto alle antichi matrici in legno che si usuravano con maggiore frequenza. Le più antiche sono state stampate con torchi rudimentali, solo successivamente si diffuse la stampa tipografica anche per fronte alle continue e pressanti richieste della committenza, che richiedeva sempre maggiori quantità di quelle immagini codificate nel tempo e riproposte immutate con i medesimi motivi narrativi.
In Sicilia centri di grande produzione furono Messina, Palermo e Catania con rinomati pincisanti o stampa santi professionisti. La stampa devota veniva poi custodita ed esposta con somma venerazione in quanto ritenuta efficace contro particolari malattie o per finalità magico-sacrali. Queste immagini erano presenti in gran quantità nelle case di agricoltori, pescatori, salinari, cretari, carrettieri, tramazzatori di vino ed affisse sul capezzale o sul comò accanto alle statue in cera della Vergine o del Bambino, disposte, come riferito da Luigi Lombardo, secondo un ordine quasi gerarchico con particolare riguardo per il Cristo, la Vergine e a seguire i diversi Santi.
Agli stampa-santi siciliani del diciottesimo secolo, seguirono nel corso dell’Ottocento gli stampatori napoletani F. Apicella, F. Scafa, G. Scafa, F. Altavilla e altri anonimi artisti della litografia Trinacria, tutti operanti nella strada S. Biagio dei librai. Si deve a questi artisti la notevole produzione di litografie di medio e grande formato con la raffigurazione di immagini destinate nei piccoli e grandi centri d’Italia e nelle regioni meridionali in particolare. Immagini della Vergine invocata sotto molteplici titoli, quali Annunziata, Immacolata, del Rosario, del Soccorso, del Suffragio, degli Ammalati o Libera Infermi. Immagini di Gesù e Maria o quelle dei Santi maggiormente venerati quali S. Giuseppe, S. Francesco di Paola, S. Vito, S. Biagio e S. Michele.
A queste stampe si affiancarono progressivamente produzioni prettamente locali che, per la nostra città di Augusta, sono documentate sin dai primi decenni dell’Ottocento. Tra i nomi degli incisori locali emergono quelli degli scultori Carmelo e Gaspare Roggio, anche se l’indagine ha permesso di identificare un altro nominativo, quello di Salvatore Stagnaro, autore, quest’ultimo, di una stampa relativa a “San Sebastiano Martire che si venera nella Parrocchiale Chiesa di Augusta”.
Relativamente alle matrici, è stato rinvenuto un esemplare datato ai primi decenni del Novecento (oggi custodito nella chiesa delle Anime Sante) finalizzato alla stampa tipografica delle fuuredde di Maria SS. Odigitria a cura della confraternita dei Contadini, Giardinieri e Salinari.
La raccolta di stampe esaminata da Carrabino analizza opere provenienti da diversi fondi o collezioni private ma volutamente sono state presentate solo quelle riferibili a culti e devozioni praticati in città e nel territorio con esclusione di quelle provenienti da altri centri della Sicilia..
Per quanto riguarda le stampe mariane sono state individuate ben due stampe riferibili al culto praticato nelle Grotte del Greco, dove sin dal III secolo d.C. si venera una vetusta immagine di Maria SS. Mater Adonai (nell’immagine in evidenza, a sx), nel luogo ritenuto verosimilmente il più antico santuario mariano in Sicilia. Altre stampe mariane sono quelle della Madonna dei Poveri, l’Addolorata, l’Immacolata, la Vergine del Rosario e Nostra Signora del Soccorso.
Inedita è la stampa di Gesù e Maria incisa da Gaspare Roggio che richiama lo schema iconografico affermatosi in seguito alla visione avuta dal sacerdote messinese padre Antonio Fermo, e dallo stesso raccontata al pittore Gaspare Camarda che la tradusse in immagine. Potrebbe trattarsi dello stesso soggetto riprodotto nella grande pala dell’altare maggiore andata perduta durante l’ultimo conflitto mondiale.
Ben quattro stampe sono state illustrate sul patrocinio di San Domenico, raffigurato secondo la tradizionale iconografia prettamente locale che intende esaltare il ruolo di difensore e liberatore dall’oppressione ottomana. Inerenti al culto di San Sebastiano, venerato quale protettore dell’Università comunale, oltre alla stampa firmata da Salvatore Stagnaro, è stata rinvenuta altra immagine non propriamente locale ma diffusa in passato durante i festeggiamenti esterni di gennaio. Relativamente a San Giuseppe, le stampe rinvenute sono databili ai primi del Novecento e riproducono la fotografia del settecentesco simulacro. Nel novero delle stampe devote, sono state annoverate la Benedizione di S. Francesco e la Bolla della Santissima Crociata. Quest’ultima veniva recata in processione nelle Domeniche Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima.
Tra i “fogli” volanti contenenti pie pratiche ad uso domestico è stato presentato un esemplare recante in intestazione “Giaculatorie e Fioretti ossiano preghiere ed atti di virtù da praticarsi nel mese di Maria”, custodito nell’Archivio Blasco della Biblioteca comunale di Augusta.
Di particolare interesse un raro “Signum adimpleti Praecepti“, datato 1790, preziosa testimonianza dei secoli scorsi e soprattutto dell’avvenuto adempimento ad un importante precetto della Chiesa.
Il relatore ha concluso presentando una piccola fuuredda di produzione napoletana, raffigurante S. Caterina d’Alessandria (nell’immagine in evidenza, a dx), titolare della chiesa eponima scomparsa, che sorgeva in via Principe Umberto annessa al Monastero delle Benedettine.
“Questa prima elencazione – ha riferito, in conclusione, Carrabino – non ha affatto alcuna finalità esaustiva e vuole essere motivo di sprone per ulteriori ed approfondite ricerche nelle chiese e nelle case delle nostra Augusta, al fine di aggiungere altre matrici e stampe devote non ancora individuate“.