Augusta tra pericolosità geologiche ed incombenti emergenze, il monito del vulcanologo Marco Neri
AUGUSTA – In occasione di un convegno tenuto lo scorso 9 aprile nel salone “Rocco Chinnici” del Municipio, il vulcanologo augustano Marco Neri, primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – sezione di Catania, Osservatorio Etneo, ha relazionato sul tema “Augusta ed il rischio sismico: il pericolo viene dal mare“.
La conferenza pubblica, particolarmente affollata, è stata promossa dal Comune di Augusta, con la presenza del vicesindaco Roberta Suppo e dell’assessore alla cultura Giusy Sirena, e dalla Commissione comunale di storia patria, con il neo presidente Giorgio Casole. Pubblichiamo qui di seguito un contributo scientifico che il vulcanologo “consegna” alla Città.
Augusta trae le sue ricchezze dal mare. Questo si evince dallo stemma della città, che mostra un’aquila che afferra monete d’oro proprio dal mare. Ed è molto facile crederlo, vista la naturale conformazione della costa, che disegna un immenso porto naturale.
Quanto questo luogo fosse adatto agli insediamenti umani lo avevano subito intuito i coloni greci che nel 728 a.C. fondarono Megara Hyblaea. Ma lo sapeva molto bene soprattutto Federico II di Svevia, che fondò Augusta nel 1232, rendendola una fortezza formidabile. Da allora, Augusta ed il suo immenso porto hanno ospitato flotte navali di ogni tipo e dimensione, sono diventati una delle principali basi della Regia Marina e poi, dalla seconda metà del secolo scorso, sono divenuti ricovero per navi e petroliere immense a servizio del maggiore polo petrolchimico del Mediterraneo centrale.
Insomma, Augusta ha da sempre focalizzato la sua esistenza attorno a questo mare benigno e prodigo di opportunità. Eppure, la città ed i suoi dintorni ricadono in un contesto geologico potenzialmente molto pericoloso. Vediamo perché.
E’ noto che la Sicilia orientale è un’area caratterizzata da elevato rischio sismico. Ce lo racconta la storia, attraverso cronache di terribili devastazioni occorse nel 1542, nel 1693, nel 1908, solo per citare gli eventi maggiori. Terremoti violentissimi (magnitudo > 7) che hanno letteralmente raso al suolo intere città tra Noto e Messina, causando decine di migliaia di vittime ed incidendo drammaticamente sul tessuto sociale ed economico delle aree colpite. Augusta si è trovata spesso prossima all’epicentro di questi terremoti, subendone conseguenze gravissime.
Ma forse non tutti sanno che molte vittime furono causate da maremoti associati agli eventi sismici. Un fenomeno possibile, quando i sismi violenti avvengono sul fondo del mare: il fondale marino si solleva improvvisamente proprio a causa del movimento co-sismico della faglia che genera il terremoto, producendo una formidabile spinta sulla colonna d’acqua sovrastante, che a sua volta genera l’onda del maremoto. Più è grande il movimento del fondale marino, maggiori sono le dimensioni dell’onda di maremoto, che si propaga a velocità di centinaia di chilometri l’ora in tutte le direzioni attorno alla faglia che si è mossa. Per dare un’idea, nel 1693 l’onda di maremoto si è abbattuta sulle coste augustane con altezze superiori ai dieci metri, addentrandosi nell’entroterra per chilometri, distruggendo ogni cosa al suo passaggio e causando migliaia di vittime.
Insomma, i maggiori terremoti della Sicilia orientale sono avvenuti e probabilmente continueranno ad avvenire proprio sul fondo del mare. Quel mare che in premessa abbiamo raccontato come fonte di ricchezza e benessere nasconde, quindi, sui suoi fondali, pericolose faglie sismogenetiche. Dalla superficie non possiamo vederle, ma le faglie antistanti le coste della Provincia di Siracusa dislocano i fondali marini producendo uno scalino di oltre tremila metri di altezza, segno inequivocabile di una lunga ed importante storia sismica ancora attiva.
E allora, cosa fare? Dobbiamo rassegnarci ed abbandonare Augusta e la Sicilia orientale emigrando in terre meno ballerine? Certamente no. Il pericolo, se lo conosci, puoi affrontarlo mitigandone significativamente i suoi potenziali effetti nefasti. Tre maggiori problematiche vanno, però, affrontate.
In primo luogo, dobbiamo imparare ad abitare in case sismicamente resistenti, cioè costruite a norma di legge. Nessuna casa abusiva è, per definizione, una casa sicura, proprio perché edificata senza rispettare le norme antisismiche. Ad Augusta come altrove, l’abusivismo edilizio “sanato” da scellerate leggi dello Stato è una realtà tristemente diffusa. Quello che possiamo fare, quindi, è contrastare vigorosamente l’abusivismo edilizio e contemporaneamente rinforzare e rendere antisismiche le costruzioni esistenti.
Poi dobbiamo imparare a conoscere la natura geologica del territorio. Le rocce non sono tutte uguali. Quelle più argillose, plastiche e soffici, intrise di acqua, amplificano le onde sismiche di un terremoto anche piccolo, producendo danni enormi sui manufatti. In altre parole, lo stesso sisma produce danni diversi in relazione alla diversa natura del substrato geologico. Gli studi di microzonazione sismica possono dare le giuste risposte, consentendo ai progettisti di realizzare case più sicure in relazione al tipo di terreno su cui esse sono edificate. Augusta, purtroppo, non ha ancora uno studio di microzonazione sismica del suo territorio, anche se la Protezione Civile sta operando proprio in questi giorni per conferire gli incarichi per la sua realizzazione. Nel frattempo, possiamo affidare a geologi competenti il progetto delle nostre case, senza lesinare sulle indagini geognostiche e geofisiche che possono salvarci la vita aiutando gli ingegneri a progettare strutture abitative sismicamente adeguate al nostro territorio.
Infine, e soprattutto, le calamità naturali vanno governate, non subite. Il primo strumento utile è il “Piano di emergenza comunale”, ovvero l’insieme delle procedure operative di intervento utili a fronteggiare qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio. Uno strumento che necessita di un continuo aggiornamento, che deve tener conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi. Neanche questo documento è aggiornato ad Augusta. Una lacuna enorme da colmare al più presto, se si pensa alla vulnerabilità di un territorio pieno di industrie petrolchimiche, di serbatoi di idrocarburi e di petroliere, di armi e di navi militari, tutto a ridosso o addirittura dentro le aree urbane.