Augusta, visita lampo del sottosegretario Delmastro al carcere dopo la sommossa di un gruppo di detenuti
AUGUSTA – “Ci tenevo a far sentire attraverso la mia persona la presenza dello Stato agli splendidi uomini e donne della polizia penitenziaria, che, con alto senso di professionalità e umanità, hanno svolto un lavoro eccezionale nell’affrontare e contenere un evento critico che poteva degenerare in una situazione più grave di quella che ho voluto constatare di persona“. L’apprezzamento è stato espresso dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia), che, ieri sera, ha compiuto una visita-lampo nel carcere di Augusta, dove il 7 gennaio scorso la locale polizia penitenziaria ha dovuto far fronte a un tentativo di rivolta da parte di detenuti, soprattutto extracomunitari.
Intorno a mezzogiorno, i detenuti si sono ribellati, a quanto ha riferito lo stesso Delmastro, perché non hanno usufruito tutti insieme della cosiddetta ora d’aria. Per motivi tecnici, che non sono stati chiariti, il passeggio all’aria dei detenuti è stato frazionato e questo sarebbe stata la scintilla che ha provocato la reazione violenta dei detenuti che hanno infranto addirittura vetri blindati, rotto telecamere e citofoni e danneggiato porte anch’esse blindate, causando danni che sono ancora in via di quantificazione. La reazione dei poliziotti penitenziari, come ha precisato il sottosegretario, è stata così professionale che nel giro d’un’ora ciascun detenuto è rientrato nella propria cella. Appresa questa notizia, Delmastro ha deciso di volare da Roma, nel pomeriggio di ieri, per visitare il carcere di Augusta, sentire la direttrice Angela Lantieri e gli agenti di polizia penitenziaria, e tenere una rapida conferenza-stampa.
Il sottosegretario alla Giustizia, accompagnato da Pietro Forestiere, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, dal commissario provinciale dei meloniani Giuseppe Napoli e dal presidente provinciale del movimento giovanile (Gioventù nazionale) Marco Failla, è stato disponibile alle domande dei giornalisti (vedi foto di copertina). Dopo le dichiarazioni programmatiche, all’interno delle quali ha più volte espresso l’apprezzamento verso uomini e donne della polizia penitenziaria di tutt’Italia, uomini e donne che ogni giorno, ogni mese dell’anno compiono il proprio dovere nei 190 reclusori italiani, senza cadere nelle degenerazioni in cui sono caduti taluni poliziotti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere all’epoca dell’infuriare della pandemia da Covid-19. Del resto, ci sono situazioni che mettono in difficoltà gli stessi agenti di custodia, quando le carceri non hanno il personale previsto in organico, specie quando, come ad Augusta, c’è un numero sovrabbondante di detenuti: quasi cinquecento nella struttura di contrada Piano Ippolito (attualmente 483), a fronte di 364 posti regolamentari, dove occorrerebbe impinguare l’organico della polizia penitenziaria di almeno sessanta unità.
Delmastro ha precisato che il governo Meloni ha già inserito nella nuova legge finanziaria la somma necessaria per reclutare almeno mille persone nel prossimo quadriennio in più rispetto a quelle già previste da dislocare nei penitenziari italiani, la cui popolazione carceraria è sovrabbondante per la presenza di tossicodipendenti e di extracomunitari.
I tossicodipendenti commettono reati legati alla loro condizione di “tossici”. Secondo il sottosegretario, si potrebbero collocare questi soggetti in case contenitive di recupero, come quella di Muccioli, per esempio, e lo Stato risparmierebbe una somma considerevole di quattrini. Ogni detenuto costa allo Stato circa 137 euro al giorno contro gli 80 in una casa di recupero.
Un risparmio maggiore si otterrebbe, a detta di Delmastro, se si rimandassero gli extracomunitari che delinquono nei Paesi d’origine, per scontare la pena secondo la normativa italiana. Se si considera che gli extracomunitari sono circa 17mila, un terzo del totale, il conto è fatto. Il sottosegretario ha assicurato che il nuovo governo s’impegnerà in questo senso fino a raggiungere l’obiettivo entro gli anni di questa legislatura.
Così come s’impegnerà a dotare gli agenti penitenziari di quello stesso taser di cui recentemente dispongono gli agenti della Polizia di Stato. Il taser è un dispositivo che sprigiona una scarica elettrica che rende inoffensivo un tentativo di violenza e può essere usato come strumento deterrente. I poliziotti penitenziari “non sono figli di un dio minore”, ha sottolineato Delmastro, e a suo dire avrebbero anche diritto ad avere un capo nazionale, come ce l’hanno gli altri corpi di polizia. Delmastro ha assicurato anche che il governo Meloni ha previsto di riformare la riforma Cartabia, che fa parte del Pnrr e dev’essere ritoccata previ accordi con Bruxelles.
Giorgio Càsole