Autismo, il neuropsichiatra Franco Nardocci ad Augusta: “Ad oggi non c’è nesso causale con lesioni cerebrali o vaccini”
AUGUSTA – Si è tenuta ieri pomeriggio una conferenza sull’autismo dal titolo “Consapevolezza. Cosa è, cosa si può fare” nell’auditorium “Liggeri” di Palazzo San Biagio, promossa dal consigliere comunale di minoranza Giuseppe Schermi. Ha moderato l’incontro la psichiatra Francesca Magnano di San Lio, che nella sua carriera, dopo essersi occupata a lungo di epidemiologia, ha deciso di cambiare rotta alla scoperta dell’autismo del figlio, specializzandosi quindi nello studio dei disturbi dello spettro autistico in età adulta.
Relatore della conferenza Franco Nardocci, neuropsichiatra infantile presso l’Usl di Ravenna, responsabile del “Progetto autismo”, nonché consulente dell’Istituto superiore di sanità e già presidente della Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza).
La relazione esposta da Nardocci è stata accompagnata dalla proiezione di alcuni video e foto che riprendevano le espressioni del volto, i gesti, e i comportamenti di bambini ai quali era stato diagnosticato l’autismo. Si tratta di un disturbo del neurosviluppo che comporta delle difficoltà nelle interazioni sociali, deficit cognitivi nella comunicazione verbale e non verbale. Si riscontra prevalentemente nei bimbi maschi.
Secondo quanto dichiarato da Nardocci, le ricerche sull’autismo non sono ancora arrivate a determinare quali siano le cause principali, anche in considerazione della grande variabilità dei sintomi, ma con la diagnosi precoce è possibile migliorare la qualità della vita dei soggetti autistici e delle loro famiglie. Dagli anni ottanta c’è stata una rapida evoluzione nel campo della ricerca sui disturbi dello spettro autistico.
È stata accantonata la teoria della “madre frigorifero”, espressione coniata negli anni cinquanta da alcuni psicoanalisti per indicare la donna la cui freddezza emotiva avrebbe effetti patogeni sul figlio e quindi responsabile anche dell’eventuale autismo. Oggi, l’autismo è definito da tutta la comunità scientifica e internazionale come una grave disabilità dovuta ad una una precoce disfunzione neurocerebrale, ponendo così fine anche al vecchio impianto che fino a decine di anni fa considerava gli autistici come malati mentali, psicotici, schizofrenici.
“Ci sono un’infinità di studi che tentano di comprendere se nell’ambito del funzionamento neurocerebrale ci siano delle espressioni di disfunzione che possono portare all’autismo. Ad oggi non è stato individuato il nesso causale tra una lesione cerebrale e l’autismo”, ha riferito Nardocci, così come non è stato rilevato il collegamento tra i vaccini e l’autismo. “Per quanto riguarda la questione delle vaccinazioni, non c’è collegamento tra i vaccini, in particolare il trivalente, e l’autismo. Anche perché, nonostante siano diminuiti i vaccini, le diagnosi di autismo sono aumentate“, ha detto chiarendo un aspetto molto dibattuto in Italia.
“L’unica causa ed effetto che sappiamo con esattezza che può determinare l’autismo, non che lo determina necessariamente, è stato il talidomide”. Il talidomide è un farmaco degli anni ‘50 e ‘60, che veniva utilizzato soprattutto dalle donne in gravidanza contro la nausea. Il ritiro del medicinale fu dovuto alla scoperta che le donne trattate con talidomide generavano neonati con alterazioni dello sviluppo degli arti. In questi stessi bimbi è stata rilevata una percentuale di autismo più elevata. È stato, altresì, vietato l’uso di un farmaco antiepilettico alle donne incinte. “A parte queste due situazioni – ha detto il neuropsichiatra – noi non abbiamo dati certi sul rapporto ambiente-autismo”.
A margine della conferenza, si è aperto un dibattito che ha visto anche l’intervento della mamma di un ragazzo autistico, la quale ha lamentato l’assenza di supporto da parte dello Stato nei loro confronti, sottolineando che i costi delle terapie sostenuti dalle famiglie sono altissimi.