Breve storia di Augusta: chiesa, convento del Carmine e i riti connessi
AUGUSTA – Nell’ambito di una più ampia iniziativa editoriale promossa da La Gazzetta Augustana.it di divulgazione e promozione della storia di Augusta, abbiamo previsto una rubrica settimanale tematica nel nostro web magazine di approfondimento “Cultura”. Ha per titolo “Breve Storia di Augusta” ed è curata da Filippo Salvatore Lentini, detto Salvo, già ufficiale della Marina Militare, che da appassionato alle vicende storiche e alle tradizioni augustane, facendo ricorso ad un’estesa bibliografia che comprende i numeri del “Notiziario storico di Augusta” e i diversi lavori succedutisi nel tempo di noti studiosi della storia cittadina (che Lentini ci ha chiesto di menzionare in ordine casuale in premessa: Mario Mentesana, Elio Salerno, Tullio Marcon, Ennio Salerno, Vincenzo Vinciguerra, Ezechiele Salerno, Giorgio Casole, Sebastiano Salomone, Giovanni Vaccaro, Giuseppe Messina, Giovanni Satta, Giuseppe Carrabino, Italo Russo e non solo), ha pubblicato nel 2008 l’apprezzata opera dal titolo “L’Isola delle Palme”. Offrirà ai lettori de La Gazzetta Augustana.it, per la prima volta su una testata, la versione ridotta e adattata al web della sua pubblicazione.
11. Chiesa e Convento del Carmine.
Il Convento dei Carmelitani Scalzi, detto del Carmine, fu fatto edificare nel 1565 dal frate carmelitano Fra Vincenzo Mancarella, proveniente dalla vicina città di Lentini. Nel contesto del nuovo convento carmelitano, costruito con il prospetto principale rivolto a levante, sul bellissimo Golfo Xifonio, venne inglobata l’adiacente e preesistente chiesetta intitolata a Sant’Agata, avente il prospetto rivolto a ponente e che, per l’occasione, fu dedicata al culto della Beata Vergine Maria del Carmelo.
Questa piccola chiesa, esistente sin dal Tredicesimo secolo, era dedicata al culto di Sant’Agata molto probabilmente per la presenza dei tantissimi catanesi che, in quei tempi lontani, erano stati fatti deportare ad Augusta dall’Imperatore Federico II di Svevia, per allontanarli dalla loro rivoltosa città di Catania e per impiegarli nella costruzione del Castello.
La ricostruzione successiva al terremoto del 1693, apportò ammodernamenti ed ingrandimenti, sia alla chiesa che al convento, divenuto in seguito un importante centro di studi religiosi ed un collegio per i giovani carmelitani. Il convento, ancor prima dell’Unità d’Italia, divenne la sede della Guardia Nazionale e nel 1867, dopo l’applicazione delle leggi eversive dei beni ecclesiastici, fu adibito a caserma dei Carabinieri, comprendente anche un carcere mandamentale per i reati minori; con l’ingresso da piazza Carmine, il vecchio edificio dell’ex convento ancora oggi ospita la caserma, intitolata al ricordo di Vincenzo Alì.
Festeggiamenti della Madonna del Carmine
Sin dalla loro nascita le ricorrenze religiose del 16 luglio, in onore “da Maronna do Carmunu”, sono sempre state rispettate con regolarità e con i dovuti festeggiamenti. Festeggiamenti che, soprattutto dal secondo dopoguerra in poi, furono arricchiti e caratterizzati dalla singolare e attesa gara di abilità quale era “a ‘ntinna a mari”. La gara, che richiamava tantissime persone, si svolgeva nella sottostante scogliera del Carmine e della limitrofa “Badiazza”; essa consisteva nel percorrere un palo proteso sul mare ed unto di grasso, al fine di accrescere le difficoltà dei concorrenti che, a piedi nudi, miravano a raggiungerne l’estremità per afferrare una bandierina posta lì ed aggiudicarsene il premio messo in palio.
Abbastanza caratteristico era e, nonostante tutto, per fortuna lo è ancora, il modo di raccogliere le offerte necessarie per affrontare le spese dei festeggiamenti in onore della Madonna del Carmelo. Nel periodo di preparazione della festività, un simulacro del Gesù Bambino, localmente noto come “u Bambineddu do Carmunu”, risalente al Settecento e custodito all’interno della stessa Chiesa del Carmine, è portato in braccio per le vie della città, accompagnato dai ritmatici rullii di un tamburo, per essere mostrato ai cittadini. Questa è una antica tradizione che serve ad annunciare a tutti l’approssimarsi della festa, confidando anche nella generosità di contributi da parte dei fedeli, e non solo da loro, per raccogliere i fondi necessari ad affrontare le spese per celebrare i festeggiamenti.
Festa di Santa Rita
A cominciare dall’immediato secondo dopoguerra, in occasione della festività di Santa Rita da Cascia, da allora venerata nella Chiesa del Carmine, e con il diffondersi della motorizzazione, in piazza Carmine avveniva la benedizione delle rose e delle autovetture. Una cerimonia con tante auto schierate in maniera ordinata, nell’allora libera e spaziosa piazza, per ricevere la singolare benedizione, con un sentito rito religioso svolto il 22 di maggio e seguito con devozione dai tantissimi cittadini presenti.
La numerosa quantità di rose e la loro seguente benedizione, in occasione delle celebrazioni in onore di Santa Rita, ricordano un desiderio espresso dalla futura santa prima di morire. Infatti, si racconta che Rita, immobilizzata a letto a causa di una malattia, espresse, ad una cugina andata a farle visita, il desiderio di avere una bella rosa. Ad una tale richiesta la parente le fece notare che, essendo in pieno inverno, era praticamente impossibile trovare qualche rosa fiorita. All’insistenza della povera malata, che le assicurava di recarsi nei campi dove, nonostante la fredda stagione, avrebbe comunque trovata la rosa, la parente si recò alla ricerca del fiore richiestole e, sbalordita ed incredula, in mezzo alla neve vi trovò proprio una rosa. Quel fiore tanto desiderato in punto di morte divenne, una volta che fu santificata, il simbolo di Rita, tanto da essere chiamata anche come la Santa della Rosa.
Da circa tre secoli vi sono anche i cosiddetti Giovedì di Santa Rita, ovvero quei quindici giovedì che precedono la festività del ventidue di maggio, durante i quali avvengono degli incontri di devozione e di fede in preparazione della ricorrenza celebrativa.
Negli ultimi tempi la Messa delle Rose, con la benedizione del fiore prediletto da Santa Rita, si celebra sempre nella Chiesa del Carmine da dove, finita la cerimonia, il venerato simulacro viene portato nella Chiesa Madre per la Santa Messa e subito dopo, nella adiacente piazza Duomo, avviene quella tradizionale benedizione degli automezzi che in passato si faceva in piazza Carmine; quindi la Santa viene riportata al suo posto nella Chiesa del Carmine.
Anche nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, dove Santa Rita è venerata sin dagli anni quaranta del Novecento, è molto sentita e seguita la festività in onore della Santa da Cascia, con le tradizionali benedizioni delle rose e degli automezzi che, per l’occasione, sono schierati intorno alla modesta piazza prospiciente la stessa chiesa.
Salvo Lentini