Bronzi di Riace o di Brucoli? La suggestiva “rivelazione” di un testimone
AUGUSTA – I due celebri Bronzi di Riace, insieme ad altri reperti archeologici di inestimabile valore, sarebbero stati rinvenuti per la prima volta nel 1971 al largo di Brucoli, borgo marinaro del comune di Augusta, su un fondale profondo circa 90 metri. È la “rivelazione” che un sedicente testimone fornisce al Tgr Rai, mantenendo l’anonimato, in un servizio andato in onda ieri su Raitre.
Secondo tale ipotesi, raccolta e illustrata nel servizio dall’inviata Antonella Gurrieri, a scoprire il tesoro subacqueo sarebbero stati “pescatori di corallo che conclusero l’operazione clandestina grazie all’aiuto di un presunto boss siculo-calabrese, il cui cammino molti anni dopo si incrociò con quello del nostro testimone“.
I due Bronzi di Riace, capolavori scultorei dell’arte greca del quinto secolo a.C., sarebbero poi “scampati per caso all’espatrio clandestino e ritrovati in Calabria, lì dove, dopo il presunto rinvenimento a Brucoli, erano stati nascosti in attesa di essere venduti“. Il ritrovamento ufficiale risale all’agosto del 1972, a 230 metri al largo di Riace Marina, a 8 metri di profondità.
Tale asserito intrigo storico, sulla scoperta dei Bronzi attualmente esposti al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, si aggiungerebbe ai misteri conseguenti alla mancata unanimità del mondo scientifico in particolare sulla provenienza e sugli artefici delle due sculture.
Le dichiarazioni del sedicente testimone, a Brucoli, si innestano in un periodo particolarmente florido per le ipotesi sull’origine siracusana dei Bronzi. Dopo le tesi sostenute nello scorso secolo dagli autorevoli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann, gli studi del medico siracusano Anselmo Madeddu, cultore di bronzistica greca, di recente incrociati con indagini geochimiche condotte da accademici delle università di Catania e di Ferrara, hanno dato nuova linfa all’ipotesi che le statue fossero originariamente collocate a Siracusa.
A seguito di confronto delle caratteristiche geologiche tra le terre delle saldature dei Bronzi di Riace (pubblicate dall’Istituto centrale del restauro) e diversi campioni prelevati in prossimità della foce del fiume Anapo a sud di Siracusa, come illustrato in una conferenza stampa tenuta un mese fa, è stata riscontrata una significativa corrispondenza dei parametri geochimici.
Adesso la “rivelazione” del sedicente testimone. “Brucoli si trova esattamente sulla rotta che da Siracusa andava verso Roma – commenta Anselmo Madeddu, interpellato da La Gazzetta Augustana.it – Tito Livio racconta che tutte le più grandi sculture in bronzo di Siracusa vennero trasportate dal console Marcello a Roma all’indomani della conquista romana della città nel 212 a.C.. Stando alla rivelazione, bisognerebbe ipotizzare un affondamento dinanzi all’attuale Brucoli, nel corso di uno di questi viaggi. È ovvio che l’ipotesi è suggestiva, ma deve passare intanto attraverso una precisa verifica dell’attendibilità del testimone“.
(Foto di copertina crediti: Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria)