Dall’abbandono alla scomparsa dei monumenti: Augusta e la “morte culturale” in auge
Da un recente articolo si è appreso della “scomparsa” di un’antica scultura in pietra incastonata nella parete di un edificio sito in Ronco Tulé, nei pressi di via Megara, ad Augusta.
Il bassorilievo, strappato dalla parete dove è rimasto l’incasso, raffigura un ostensorio raggiato (probabilmente di matrice seicentesca) che “richiamava, nelle fattezze stilistiche, quello ubicato sul portale della chiesa di San Sebastiano”, allocata a qualche isolato di distanza all’incrocio tra le vie Megara e Limpetra, nel centro storico di Augusta. In realtà, quest’oggetto liturgico ha un’ampia diffusione dalla fine del XV secolo in poi.
Al di là delle possibili o meno relazioni tra l’accaduto e lavori edili di recente fattura nell’area in oggetto, ciò che preme sottolineare è l’assoluta indifferenza in cui è avvenuta la sottrazione di un bene di interesse culturale.
Ad Augusta, cittadina dalla forte connotazione storica, munita di un patrimonio architettonico e archeologico spiccato, la Cultura con la C maiuscola continua in un lento e inesorabile processo di disfacimento, dove l’accaduto della “rimozione” indisturbata del bassorilievo sopracitato ne rappresenta il culmine e punto più basso.
Che importanza può avere la scomparsa di una piccola scultura a fronte di castelli abbandonati al loro destino, straordinari siti archeologici chiusi o ricoperti da immondizia e vegetazione, statue acroteriali “cestinate” in cassonetti, restauri architettonici lasciati a metà, monumenti deturpati, conventi trafugati e musei fantasma?
È il crepuscolo della cultura, una “caduta senza rumore” di una città ormai divenuta immeritevole.
L’ostensorio raggiato sarà stato adattato a decorazione di qualche abitazione privata, oppure finito tra le cianfrusaglie di un mercatino dell’antiquariato, magari tra le mani di qualche spregiudicato collezionista che almeno avrà il merito di apprezzarlo!
(Immagine in evidenza: Ecce Homo (particolare), Antonello Da Messina)