AUGUSTA – Che si trattasse di calcio a 5, disciplina nella quale Augusta ha raggiunto vette di eccellenza nazionale, o di calcio, o di pallanuoto, o di pallavolo, o di basket, lui ha urlato sempre “presente”. Abbiamo intervistato Sebastiano Di Franco, noto in Città semplicemente come Franky, punto di riferimento per tante generazioni di Augustani sfiorate prima o poi dalla passione per almeno una delle disciplina sportive praticate nel territorio cittadino. Franky ha recentemente annunciato le proprie dimissioni irrevocabili da capo ultrà, lasciando sgomenti in particolare i più giovani tifosi del calcio a 5 neroverde.
Un passo indietro. Come si diventa l’ultrà per antonomasia del calcetto augustano?
È successo tutto nel ’90, l’anno dei Mondiali italiani, avevo 16 anni. Si era formato il primo gruppo organizzato a sostegno dell’Asd Augusta Calcio a 5. Ed io mi lanciai. Si chiamava “Gioventù Sudista“, le partite si giocavano ancora nella struttura del “Play Ball”. Fu l’anno della promozione in Serie A, nel massimo campionato. Poi, con l’esordio in Serie A, nacquero i “Nasti Boys“. Non ricordo neppure il perché del nome, ma ne diventai il coordinatore, e insieme ai ragazzi più grandi di me traghettammo la curva in quel pallone tensostatico che sarebbe stata la nostra casa definitiva: il Palajonio.
E come si è evoluto nel tempo quel primo gruppo organizzato?
Quando ci fecero spostare dal lato nord al lato sud della struttura, ideammo la “Torcida Neroverde” (che evidentemente richiamava la svolta brasiliana nel futsal augustano, ndr), era la stagione ’95-’96. Si unirono a noi anche altri gruppi, uno in particolare si chiamava “Teste Infuriate”, ma sostanzialmente ci ritrovavamo tutti sotto la “Torcida Neroverde”. Poi tanti, crescendo, hanno lasciato, chi per motivi di tempo, chi perché si è trasferito altrove. Altri si sono aggregati. Così in quest’ultima stagione, a dicembre, a torneo di Serie A2 in corso, abbiamo deciso di riunire anche formalmente tutti i gruppi sotto il nome di “Curva Sud“.
Capo ultrà da 25 anni insomma. Che fama vi siete fatti in giro lungo la Penisola tu e la “tua” curva? Ci sono mai stati scontri fisici?
Infatti la curva celebra i 25 anni di vita. Ho conosciuto e devo dire che mi sono fatto conoscere in tutta Italia, e con me tutti gli ultrà augustani. Siamo gemellati con le curve del Bisceglie, del Montesilvano, siamo amici della curva romana della Futsal Isola, sfidata in semifinale, di quella dell’Atletico Belvedere, oggi Cosenza Futsal. Unico momento ad alta tensione, con lo scontro sfiorato proprio ad Augusta, in occasione di una partita contro il Napoli: una decina di tifosi con la sciarpa azzurra avevano slacciato le cinture dei pantaloni con fare provocatorio, ma l’intervento delle forze dell’ordine evitò che la situazione degenerasse. Comunque mai scontri. Abbiamo sempre tenuto un comportamento esemplare, correttezza riconosciuta in più occasioni dalla Federazione. In Città la curva ha ricevuto anche riconoscimenti ufficiali per il “fair play“: dalla Virtus Basket, dalla stessa Asd Augusta Calcio a 5 e dalla Scuola media “Todaro”. Mentre quest’anno, alla premiazione “Atleta dell’anno”, che si è tenuta presso la palestra della Marina Militare, ho avuto personalmente l’onore di ritirare un premio speciale, omaggio a tutta la curva.
Il fine settimana tipo del capo ultrà neroverde?
Di fatto sono stato ultrà di tutti gli sport cittadini. Il mio fine settimana, negli anni d’oro dello sport augustano, era il seguente: il sabato alle 14 in piscina a supportare la squadra di pallanuoto, alle 16 al Palajonio per il calcio a 5, alle 18 alla palestra dell’Itis per la pallavolo e la domenica al Palajonio per il basket. Poi le trasferte, quando si potevano organizzare, fra ultrà impegnati legittimamente con il lavoro o con la scuola.
Un episodio di questa lunga militanza cha va assolutamente raccontato?
Il più bello in trasferta e, purtroppo, me l’hanno dovuto riferire. Io non riuscii ad andare. Partita della selezione under 21, si giocava a Reggio Calabria. La curva reggina insultava i nostri calciatori con il coro facilmente immaginabile sulle mamme degli Augustani. Al fischio conclusivo, i giocatori dell’Augusta uscirono dal campo. Andarono ad abbracciare i propri genitori. Che avevano assistito all’intera partita proprio a pochi metri dagli ultrà reggini. In quell’occasione la curva avversaria si vergognò non poco.
Arriviamo al punto. Perché lasciare il tifo organizzato?
Il venticinquesimo anniversario avrebbe dovuto darmi lo stimolo per andare avanti, invece quest’anno lascio. Un paio di settimane fa c’è stata una riunione con i ragazzi più grandi che stanno in curva con me da tanti anni. Ho spiegato loro le motivazioni delle mie dimissioni e le hanno accettate. Ci tengo a precisare che non sono dimissioni né in rotta con la curva né in rotta con la società, a cui pure devo tanto.
Resta il nodo da sciogliere. Tutti gli indizi porterebbero alla prosecuzione dell’impegno. Allora quali sono le motivazioni reali che ti hanno indotto a chiudere questo lungo capitolo della tua vita?
Il capo ultrà è il responsabile di ciò che accade allo stadio. Le forze dell’ordine, con cui ho sempre collaborato, hanno il capo ultrà come riferimento. Responsabilità che ultimamente mi pesava troppo… E poi ho voluto cogliere l’occasione per dedicarmi di più al lavoro e, in fondo, per riposarmi nei fine settimana.
Chi sarà il tuo erede come capo ultrà?
La “Curva Sud”. Eredi non ce ne saranno, non ci sarà più un capo ultrà. Di volta in volta, chi sarà presente al Palajonio guiderà la curva. Così è emerso da quella riunione. E tutti saranno responsabili di ciò che accade.
Come hanno reagito i tifosi, la società, la squadra alla notizia delle tue dimissioni?
Ne ho parlato solo con i più grandi della curva. Agli ultrà più giovani l’ho comunicato per messaggio, incoraggiandoli a supportare la squadra ad ogni incontro casalingo. Della società, a cui devo tanto, dal presidente storico Giovanni Santanello al giovane presidente Andrea Tringali (da noi recentemente intervistato, ndr), non conosco ancora le reazioni. Posso dire che nelle estati in cui ho pensato di mollare, in almeno altre tre occasioni, i dirigenti hanno aperto le scommesse, puntando tutti sul mio ritorno in curva. Ma quest’anno devo avvertirli che hanno già perso la scommessa. Invece per quanto riguarda il mister, Nino Rinaldi, ammetto che l’ha presa male. Mi ha detto che il capitano non abbandona la nave, ma io l’ho rassicurato rispondendogli che ci sarà comunque qualcuno capace di condurla.
Una risposta da osservatore tecnico privilegiato. Quali sono stati i giocatori più forti del futsal augustano?
A parte Junior e Adriano Foglia, che sono diventati dei fenomeni di livello mondiale, e fanno capitolo a parte, ho avuto modo di apprezzare Babalù. Poi bisogna ricordare grandi portieri come Ciccio Fratella e Marco Maresca.
Anche due italiani, quindi, tra i grandissimi. E per quanto riguarda i talenti cittadini?
Non posso che citare il talento Andrea Ortisi, augustano doc (ceduto proprio il giorno dell’intervista all’Asd Villa Passanisi, società comunque locale, ndr), e il diciannovenne Alessio Carbonaro, a cui sono molto legato, che potrebbe avere maggiore spazio in prima squadra. Poi l’Asd Augusta ha visto anche un altro talento, ma sfortunatissimo, Giuseppe Sortino. Ha appena recuperato dalla serie infinita di infortuni e andrà a giocare nel San Michele, società iscritta in serie A2 proprio nel girone dell’Augusta. Mi metterà in difficoltà perché non potrei tifare contro di lui…
Capirai che nessuno riesce a immaginarti lontano da uno stadio. Andrai comunque al Palajonio?
Se libero da impegni lavorativi andrò allo stadio, ma sederò in tribuna. Sarà dura non andare in curva, molto difficile. Eventualmente chiederò a qualcuno di incatenarmi alla tribuna.
Diletta Casole