“Fotogrammi della mia terra”, i componimenti vincitori del concorso del Liceo “Megara”
Giovani che si mettono alla prova, che sperimentano la Poesia e la Prosa e danno voce al proprio pensiero intimo trasferendolo su un foglio bianco a cui viene data vita, senso, valore. Come non dare spazio a giovani che si esprimono attraverso questa mia amata arte e che, di conseguenza, hanno la capacità di condividere cosa sentono?
Noi de Le Ali di Icaro non possiamo che essere fieri di questi ragazzi, Simone Miraglia e Francesco Fichera, vincitori della seconda edizione del concorso letterario bandito dal Liceo “Megara”, avente quest’anno il titolo: “Fotogrammi della mia terra“. A loro non possiamo che augurare di avere sempre modo di esternare la propria interiorità attraverso parole, rime, versi. Elisabetta Ternullo
LA SERRAMONACA di Simone Miraglia
(3ªA Istituto comprensivo “Orso Mario Corbino” – Augusta, prof.ssa referente Teresa Serralunga)
Ascoltate bambini
La storia che sto per raccontar
E se paura avete non è il caso di scappar…
C’era una popolana,
“Serramonaca” si faceva chiamar
Ma donde provenisse nulla si sa
Dal paradiso o dagli inferi, chissà?
Faceva la sua comparsa per le vie della città
E tutti bambini lei faceva tremar
Con bianco lenzuolo e in man falce e paniere
I passanti le offrivan uova e qualcosa da bere
Per far penitenza facendo del bene.
Tra il mondo terreno e il misterioso al di là
Lei da mediatrice faceva di già.
Usciva da un vecchio pozzo
Nella cui acqua si era purificata
Per creare non solo timore
Ma col pentimento far ritornare al candore.
Purtroppo la “Serramonaca” se n’è andata
E la sua tradizione con lei è scappata.
A VELA TRA LE ONDE DEL MARE E IL PROFUMO DEL VENTO di Francesco Fichera
(3ªA Istituto comprensivo “Domenico Costa” – Augusta, prof.ssa referente Sabina Franco)
È una giornata di maggio, resa piacevole dalla mite temperatura: a nord, l’Etna, con una leggera scia di fumo, ricorda lo sbuffo di chi, anziano, è ormai stanco di vivere; a sud, spicca Punta Izzo, con un insieme di gabbiani che pescano; ad est, deturpate da centinaia di case che offendono la bella vista, si impongono le rocce del monte da cui, nelle giornate limpide, si scorge la costa della Calabria e, ad ovest, Augusta nella sua tranquillità domenicale, con i palazzi su cui si stagliano la punta della Chiesa Madre e il campanile che rintocca per invitare i fedeli a messa.
Ecco, durante l’allenamento con la vela, una tempesta mi ostacola per un po’, ma, dopo qualche minuto, passa e torna tutto alla normalità… una strana normalità: girandomi, scorgo una goletta con su scritto “ROSINA F.”. Tutto ad un tratto mi accorgo che a bordo c’è una figura che ho visto in molte foto di casa, quella del mio bisnonno Francesco F. Cerco di richiamare la sua attenzione, ma ormai è troppo tardi: la nave è ripartita. Riesco a dire soltanto: “Ciao bisnonno Ciccio, buon viaggio!”.