Furti in oleodotti tra zona industriale di Augusta-Priolo e Sigonella: otto misure cautelari
AUGUSTA – L’operazione è stata denominata “Black gold“. Il presunto sodalizio criminale, secondo le indagini dei carabinieri, era dedito alla commissione di furti aggravati di idrocarburi in danno degli oleodotti di collegamento tra la stazione di spinta “Nato” situata ad Augusta in contrada San Cusumano e quella della Base di Sigonella, nonché degli stabilimenti industriali Sasol di Augusta e Isab-Lukoil di Priolo Gargallo.
Dalle prime luci dell’alba, nelle province di Siracusa e Catania, circa cinquanta carabinieri del comando provinciale di Siracusa e della compagnia Aeronautica militare di Sigonella, supportati dai colleghi del comando provinciale di Catania, a conclusione di un’articolata indagine, diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa, hanno dato esecuzione a otto misure cautelari, dell’obbligo di dimora e permanenza in casa, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di “associazione per delinquere finalizzata ai reati di furto e ricettazione” di ingenti quantitativi di idrocarburi.
[Aggiornamento] Le odierne misure cautelari dell’obbligo di dimora e permanenza in casa sono state eseguite nei confronti di cinque residenti a Catania, segnatamente il 52enne Giovanni Scardaci, il 43enne Michele Lombardo, il 38enne William Saccone, il 35enne Valentino Pillera, il 46enne Massimo Scardaci; di Salvatore Castro, 58enne di Acireale; di Isidoro Di Stefano, 38enne nato a Catania e residente a Carlentini; di Claudiu Iulian Spansenschi, 40enne nato in Romania e residente ad Augusta.
Secondo il modus operandi ricostruito dai carabinieri, i presunti componenti dell’associazione, tecnici, idraulici e autotrasportatori, dopo aver noleggiato autovetture e utilizzando telefoni cellulari a basso costo con schede telefoniche intestate a ignari extracomunitari, così da eludere le attività investigative, individuato il punto più idoneo ove effettuare l’estrazione, praticavano delle buche nel terreno, perforando gli oleodotti per sottrarre gli idrocarburi. Nella maggior parte dei casi tali operazioni si eseguivano in aree rurali impervie e difficoltose da raggiungere, nelle quali, dopo una prima fase propedeutica costituita da un accurato sopralluogo inteso ad individuare il punto idoneo, veniva poi posizionata una ganascia metallica dotata di valvola regolabile in gergo denominata “cravatta”, che veniva collocata sulla condotta per trasferire il carburante in autobotti (risultate provento di furto o rapina) o cisterne di plastica.
Dopo aver effettuato tale operazione, provvedendo anche a realizzare scavi fino a due metri di profondità per raggiungere l’oleodotto, i malviventi procedevano all’estrazione di cherosene JP5 Jet Propellant (carburante per uso aereo) in danno delle amministrazioni militari italiana e statunitense, nonché delle industrie petrolchimiche locali. Nel corso dell’indagine, è stato accreditato il fraudolento impossessamento di più di 200 mila litri di carburante per un danno stimato di circa 170.000 euro, in più causando un danno economico per il continuo ripristino degli impianti danneggiati e la bonifica delle aree interessate dagli sversamenti di idrocarburi, che ha raggiunto quasi il milione di euro.
L’odierna operazione è stata denominata “Black gold”, cioè “oro nero”, proprio per evidenziare gli ingenti profitti prodotti nella commercializzazione illegale del carburante avio asportato, che opportunamente miscelato con altri componenti, veniva riciclato per l’autotrazione di mezzi terrestri.
Oltre all’ipotesi di reato di “associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e ricettazione”, è stato contestato anche il reato di “distruzione e sabotaggio di opere militari” poiché, mediante le perforazioni che compivano, i presunti componenti del sodalizio avrebbero reso in parte inservibili le condutture usate per il servizio delle Forze armate interessate, nonché il reato di inquinamento ambientale poiché è stato altresì stimato uno sversamento di circa 30 mila litri di carburante, che avrebbe cagionato il deterioramento del suolo e del sottosuolo.
Nell’ambito dell’attività, eseguita mediante servizi di osservazione e autorizzate attività tecniche, condotta tra febbraio e agosto 2018, sono stati effettuati diversi riscontri, tra cui cinque arresti in flagranza e vari sequestri di materiale. Nel contesto investigativo, che vede indagati, per concorso nelle medesime ipotesi di reato sei ulteriori soggetti non attinti dall’odierna misura, è stato anche scoperto un furto in danno di un deposito materiali della Marina militare italiana.
Il materiale indiziario raccolto dai carabinieri è confluito in un’informativa che ha consentito al Pm di richiedere al Gip del Tribunale di Siracusa l’applicazione delle misure oggi eseguite dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa e dell’Aeronautica militare di Sigonella che hanno condotto insieme le indagini.