AUGUSTA – La quarta serata di Shortini Film Festival ha rivelato un’anima musicale: durante la prima parte con la proiezione dei videoclip e, successivamente, con le performance canore di Giuseppe Fiorello, e non Beppe alla milanese, come da sua precisazione, perché lui ha lasciato il cuore e le radici ad Augusta.
Non in un’intervista asettica ma nel dialogo confidenziale con i suoi concittadini, senza lesinare qua e là un saluto o un abbraccio personale, Fiorello ha raccontato i suoi ricordi più belli, legati a un periodo in cui la Città viveva un grande fermento culturale. L’Arena Megara è stata per Fiorello l’inizio della passione per il cinema, lì “dove il profumo dei gelsomini si mescolava al puzzo di tabacco“. Nella speranza di un ritorno allo splendore dell’Augusta che fu, il popolare attore, si è proposto, tra il serio e il faceto, come direttore artistico del Cineteatro Kursaal, qualora risorgesse dalle sue ceneri.
Augusta è musa ispiratrice dell’ultimo spettacolo teatrale di Giuseppe Fiorello: “Penso che un sogno così“. Titolo legato ad una considerazione intimista, dal momento che, ha spiegato l’attore, attraverso le canzoni di Domenico Modugno, “sorvolo la mia infanzia, le facce, le persone, le vicende buffe, altre dolorose, altre nostalgiche, altre che potranno sembrare incredibili“.
Poi, sospinto dal pubblico entusiasta, Fiorello ha improvvisato senza strumenti “Cavaddu ciecu de la minera”, e si congeda con “Nel blu dipinto di blu”, facendo volare per una notte i suoi concittadini. In attesa dell’epilogo, questa sera, della nona edizione di Shortini Film Festival.
Diletta Casole