“La ladra di ricordi” di Barbara Bellomo: l’intrigo del giallo storico da Todi alla Sicilia


AUGUSTA – Si riconducono a un antico cimelio romano certe storie di intrigo contemporaneo ambientate all’università di Todi e raccontate in La ladra di ricordi, il nuovo giallo di Barbara Bellomo. Il racconto è stato presentato nei giorni scorsi al Circolo Unione, dopo il saluto di benvenuto della presidente Gaetanella Bruno e grazie alla suspense creata dalla lettura di alcuni suoi estratti, con le voci dei giovanissimi Alessia Castorina e Manuel Mangano.
A condurre l’evento, promosso da Grazia Salvo, titolare di una libreria locale, sono state le docenti Alessandra Traversa e Liana Di Franco, con domande e curiosità poste all’autrice. Figlia d’arte, Barbara Bellomo è insegnante di Lettere in una scuola superiore ed è stata anche ricercatrice storica presso l’Università degli studi di Catania. Ha raccontato di sé, del suo lavoro e sulla stesura del suo libro ha spiegato: “È nato dalla grande passione che nutro per la storia, poi sono andata a insegnare ma scrivere mi piace tanto! Questa volta ho voluto tentare e provare un genere diverso, che non fosse troppo legato ai manuali. Per pubblicarlo, è vero, ho dovuto inevitabilmente riprendere la parte antica tutta dalle fonti ma il mio obiettivo principale è stato creare un romanzo giallo che risultasse coinvolgente”.
Edito quest’anno da Adriano Salani, il racconto si snoda tra le vicende della giovane e motivata Isabella De Clio, archeologa dottoranda del prof. Giacomo Nardi e quelle di una Roma ancora repubblicana, ai tempi di Cesare e del suo triunvirato, di Fulvia, matrona diabolica, e della piccola Clodia, promessa sposa ad Ottaviano. Nella contemporaneità un’anziana donna, Luisa Velio, viene assassinata e il movente dell’intera storia risiede in un prezioso cammeo del primo secolo a.C., da lei posseduto. La storia, costruita attorno a molti personaggi, tra cui emerge anche la figura dell’ispettore di Polizia Mauro Caccia, da Todi si sposta in Sicilia per cercare di svelare il mistero.
Anche Isabella, la protagonista, possiede tratti misteriosi, secondo la descrizione rivelata dall’autrice: “La De Clio è un’archeologa che sarà costretta a rivestire i panni di un’investigatrice. È una donna moderna che appare molto forte, in realtà nasconde un grande segreto, motivo di fragilità che la porterà continuamente a doversi mettere in gioco e ad affrontare numerosi problemi”. Altri personaggi sono un giovane sbandato, nipote della vittima, e alcuni docenti. Infatti, l’ambientazione del delitto, soggetto del giallo, è legato molto al mondo dell’università, dove potere e ambizione si mescolano.
Il filo conduttore è proprio il cammeo, definito dall’autrice “la porta temporale” che lega le sue due storie parallele: l’antico e il presente. La scrittrice ha svelato inoltre la sua tecnica di scrittura che avviene sempre nello stesso luogo: il suo studiolo si trova infatti di fronte a una parete tutta bianca su cui lei stessa “vede” le figure dei personaggi muoversi ed agire. Ha puntualizzato di voler raccontare il sapere per mezzo della narrazione e di ricollocare gli insegnamenti della storia antica nella società contemporanea. “Quello che cerco con questo mio ultimo libro è qualcosa di libero, che dia spazio alla mia fantasia ma senza rinunciare mai al mio mondo, quello antico. Isabella è una collezionista di ricordi e credo che non ci sia affatto differenza tra un ricercatore, un investigatore e un archeologo. Tutti e tre, per certi aspetti, fanno qualcosa di molto simile e cioè: ricostruire la storia”, ha riferito.
L’obiettivo è dunque quello di scovare l’assassino, coinvolgendo gli amatori del genere giallo e ammaliandoli con le vicende del passato per poi catapultarli nella Sicilia ingiusta, attuale che non dà molto spazio all’intraprendenza giovanile e alla meritocrazia. Ulteriore tema, infatti, il rapporto tra i giovani, questa terra e il lavoro per cui sono costretti a emigrare.
Infine, la Bellomo ha rivelato i suoi riferimenti letterari, “adoro Camilleri, Piazzese e autori non solo siciliani“, ha detto, ma anche la Ferrante “per la scrittura” e in particolare “la grandiosa capacità descrittiva, di dialogo e il ritmo creato ne “I pilastri della terra” di Follet“.
Alessandra Peluso