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L’addio a Enzo Maiorca, il ricordo dell’apneista augustano Simone Fabac

AUGUSTA – Oggi, 15 novembre, è stato proclamato il lutto cittadino nella città di Siracusa. Questo martedì mattina alle ore 10, infatti, nella Cattedrale del capoluogo aretuseo si sono svolti i funerali dell’uomo dei record Enzo Maiorca, l’apneista che tra gli anni ’60 e ’80 ha fatto sognare gli Italiani immergendosi nel blu più profondo.

Mito per molti apneisti e in particolare per quelli siciliani. Su di lui molte leggende, c’è chi racconta di uomo burbero, c’è chi racconta aneddoti iperbolici ma La Gazzetta Augustana.it intende dare evidenza ad un Enzo Maiorca non comune, il Maiorca conosciuto e vissuto da Simone Fabac, apneista augustano di 33 anni entrato nel fantastico mondo dell’apnea dal 2001, anno in cui incontrò anche Umberto Pellizzari.

Cos’è per te l’apnea?

Una grande famiglia fatta di persone che condividono l’amore per il mare e la passione per le immersioni trattenendo il fiato. Sono istruttore di apnea dal 2002. In questi 14 anni ho tenuto numerosi corsi e stage spinto da una fortissima passione e con il desiderio di divulgare e trasmettere anche agli altri l’amore per questo fantastico sport.

Quando hai conosciuto Enzo Maiorca?

Ho conosciuto Enzo Maiorca nel 2003, quando abbiamo fondato l’associazione sportiva Delphinus Augusta, lo invitammo come ospite d’onore alla cerimonia di inaugurazione e lui venne molto volentieri. Ricordo come se fosse ieri l’emozione che provai quando lo vidi e gli strinsi la mano per la prima volta… Il Mito Maiorca, che fino a quel momento avevo visto solo in televisione e sui giornali, era lì per noi. Ricordo la sala del Palazzo San Biagio gremita di persone che pendevano dalle sue labbra, mentre raccontava i suoi aneddoti sul mare di Siracusa che lui definiva di un colore Turchino intenso, Pelican blue come l’inchiostro dentro il calamaio di cristallo.

Molte leggende parlano di un uomo rude, ma chi era Maiorca per Simone?

È vero, molte leggende parlano di un uomo rude. Personalmente non lo so se lo sia stato realmente in passato, ma io ho conosciuto Enzo come una persona sempre molto affabile, disponibile ed alla mano. Quando ti ritrovavi a parlare con lui, vuoi per rispetto, vuoi per età o forse perché la grandezza del suo personaggio ti metteva in soggezione, non sapevi mai se dargli del tu o del lei, ma lui ti toglieva subito dagli impicci e con un sorriso ti diceva: “Io sono Enzo”.

Cosa ha rappresentato per la tua vita sportiva?

Per la mia vita sportiva è stato un esempio, una musa ispiratrice, così come lo è stato per generazioni e generazioni di apneisti. È stato il primo uomo ad abbattere il muro dei -50 metri in un’epoca in cui la scienza e la medicina dicevano che oltrepassando quella fatidica soglia l’essere umano sarebbe morto. Già da qui si evince la grandezza di quest’uomo, la sua determinazione e la sua caparbietà. Va anche sottolineato che a quei tempi le attrezzature non erano certo quelle di oggi, e scendere a quelle profondità era un privilegio riservato a pochi eletti.

Un ricordo di lui, un piccolo aneddoto da raccontare ai nostri lettori?

Spesso, al termine dei corsi che tenevamo al Capo Murro Diving Center di Ognina a Siracusa – teatro peraltro di alcuni record di Enzo – lo invitavamo senza dire nulla agli allievi, per far loro una sorpresa. Enzo veniva sempre molto volentieri a farsi una chiacchierata con i neo apneisti che, non appena lo vedevano apparire, restavano dapprima increduli per poi lasciarsi andare all’emozione di essere al cospetto di una leggenda.

Enzo incantava tutti con i suoi racconti, con la sua voce, con il suo modo di raccontare le cose, anche le più semplici sembravano delle poesie. Era un uomo di grande cultura ed un ottimo comunicatore.

Quando hai ricevuto la notizia?

Domenica mattina ero in macchina con un gruppo di allievi del corso di apnea e stavamo andando proprio a Siracusa per una uscita in mare al Plemmirio, quando mi è arrivata una telefonata che annunciava la scomparsa di Enzo. È stata tanta la tristezza che ho pensato di annullare l’uscita e tornare a casa, ma poi ho capito che non avremmo potuto fare cosa migliore che tuffarci nel suo mare, e fare apnea dedicandogli ogni singola discesa. È stato un modo per omaggiarlo e per sentirci un po’ più vicini a lui.

Andrai a porgergli omaggio in Cattedrale?

Certamente andrò ai funerali a dargli l’ultimo saluto, anche se sono certo che un giorno ci rincontreremo sott’acqua.

Quale eredità ti ha lasciato?

L’eredità che mi ha lasciato è quella del rispetto per il Mare, del conservare sempre una certa dose di paura e di timore reverenziale, di essere sempre umile e mai spavaldo in mare. Di proteggerlo e salvaguardarlo il più possibile. Da diversi anni Enzo era impegnato attivamente in diversi progetti per la salvaguardia dell’ambiente marino. Adesso che lui non c’è più sono certo che la sua famiglia ed in particolare sua figlia Patrizia continuerà a portare avanti questi progetti. Arrivederci Enzo!

Marcello Marino


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