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L’ultima traccia delle monache benedettine in città nella biblioteca di Palazzo Omodei-Migneco

AUGUSTA – Nei giorni scorsi si è registrata un’interessante scoperta inerente alla storia locale, avvenuta grazie alla consultazione della biblioteca privata di Palazzo Omodei-Migneco. Si tratta del palazzo storico edificato in via Roma nella seconda metà del Cinquecento, distrutto e prontamente riedificato dopo il sisma del 1693, colpito in parte durante i bombardamenti anglo-americani del 1943, reso inagibile dal sisma del 1990 e restituito nella sua integrità grazie alla legge 433/91 per la ricostruzione.

Giuseppe Carrabino, già presidente della Commissione comunale di Storia patria, racconta: “La cortesia delle attuali eredi-proprietarie Elvira, Rita e Marilene Migneco, mi ha permesso a chi scrive di poter consultare i preziosi volumi della biblioteca di famiglia, nonché la “Giuliana delle scritture presentate all’Ecc.mo Senato di Palermo nel 1774 dai fratelli D. Sebastiano, Dr. Don Ottavio e D. Emmanuello Omodei per provare la nobiltà generosa della di loro famiglia. Tra questi documenti – rivela – si conserva lo stemma dipinto certificato dalla Regia Università di Catania e il giuramento o promissione di Donna Eugenia Aloisia Omodei nel Monastero benedettino di S. Caterina d’Alessandria in Augusta nelle mani dell’Abbadessa Maria Margarita Saraceno. Si tratta di una delle poche e rare testimonianze conservatasi di quello che fu uno dei più ricchi e insigni complessi conventuali della città. Di Donna Eloisa Omodei si conserva inoltre una “Officia propria Sancto.m, juxta ritum Monas.m” manoscritto datato 1856“.

La famiglia Omodei si è sempre distinta nel corso dei secoli in campo politico, amministrativo e legale. Secondo la ricostruzione storica rievocata da Carrabino, nel 1518 Antonio Omodei, Barone di Vallelunga e senatore di Palermo venne destinato in Augusta quale Governatore della Real Piazza con il grado di Capitano d’Armi e di guerra. Da lui ha origine il ramo Omodei di Augusta. Si deve al Commendatore avvocato Antonio Omodei, nonno materno delle attuali proprietarie del palazzo, l’elettrificazione della città avvenuta negli anni Venti del secolo scorso.

In ambito ecclesiale furono i fratelli Angelo e Giuseppe a distinguersi nel XVIII secolo nell’Ordine Benedettino Cassinese dapprima nel Monastero di Militello, quindi a S. Martino delle Scale a Palermo e successivamente eletto abate di S. Carlo a Palermo.

Un altro D. Giuseppe Omodei, canonico della Cattedrale di Lentini fu eletto il 24 dicembre 1769 arciprete parroco della Chiesa Madre di Augusta. Di questi, valente maestro di musica e compositore, si ricordano la “Messa Augustanese” andata perduta.

Carrabino conclude: “La visita della storica dimora degli Omodei e soprattutto l’individuazione dei preziosi documenti archivistici e iconografici deve costituire motivo di riflessione per quanti hanno il dovere di porre in essere le condizioni per custodire la “memoria” della nostra comunità civica ed ecclesiale. Oggi più che mai assistiamo ad una silenziosa indifferenza che mortifica la storia e le vestigia della città“.


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