Nel porto di Augusta il “relitto della morte”, allestita mega tensostruttura refrigerata [Foto]


AUGUSTA – Il porto di Augusta, da anni ormai sede di sbarchi di centinaia di migliaia di migranti, sarà adesso “approdo” di un’iniziativa che dà lustro e orgoglio all’Italia a livello internazionale. Si tratta del recupero del relitto inabissatosi nel Canale di Sicilia il 18 aprile 2015, a largo della costa libica, nel quale trovarono la morte 700 migranti, la più grande tragedia nel Mediterraneo tra i viaggi della speranza.
Era stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi a dichiarare la necessità del recupero delle vittime come gesto di civiltà del Paese, perché “il rispetto per la sepoltura è uno dei grandi valori della nostra cultura”. Un’azione che i promotori sperano possa diventare un esempio per l’Europa, sul fronte delle delicate politiche sull’immigrazione, come ribadito dai rappresentanti delle istituzioni coinvolte nell’operazione, riunitesi questo giovedì mattina in conferenza stampa al “Pontile Marina Militare di Melilli”.
I numerosi relatori partecipanti, presentati dal padrone di casa, il contrammiraglio Nicola De Felice, comandante Marisicilia, hanno illustrato tutti gli aspetti dello straordinario apporto corale e dell’eccezionale coordinamento richiesti dall’impresa. “L’iniziativa è innovativa non solo da un punto di vista umanitario, ma anche per il ricorso ad una tecnologia complessa ingegneristico-navale e medico-legale”, ha dichiarato Armando Gradone, prefetto di Siracusa.
Il relitto del peschereccio è stato sollevato, a seguito di ripetuti tentativi, da 370 metri di profondità attraverso un modulo di recupero installato nella nave levoli Ivory, in particolare grazie al lavoro di una società di Trento, la “Idmc Impresub – Diving & Marine Contractor”, che si è occupata dell’analisi delle condizioni del relitto e delle tecniche di sollevamento. “È stata un’operazione resa difficile dalla condizioni del mare, dalle perturbazioni e dai venti, ma la grande esperienza e il contributo dei robot subacquei hanno favorito il successo dell’operazione”, ha rivelato il contrammiraglio Paolo Pezzuti, del Comando subacquei e incursori (Comsubin).
Il relitto, in arrivo nella rada di Augusta in giornata, sarà collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10. Inizieranno, quindi, le operazioni di recupero delle salme, circa 300, dal relitto, da parte del personale del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e successivamente dal personale del Corpo militare della Croce Rossa Italiana.
Un’operazione che complessivamente ha sfiorato i 10 milioni di euro. Lo ha detto il contrammiraglio Pietro Covino, dello Stato maggiore della Marina Militare: “Nella prima fase, relativa all’ispezione del relitto, sono stati spesi un milione e 400 mila euro; nella seconda, legata alla progettazione del recupero, il finanziamento è stato di 1 milione e 600 mila euro; nell’ultima fase, che comprende la mobilitazione dei mezzi, il costo è stato di 6 milioni e mezzo di euro“.
Esclusi dal budget, e quindi a carico delle risorse universitarie, i costi relativi agli esami autoptici e identificativi delle salme, coordinati dall’equipe guidata dalla professoressa Cristina Cattaneo, della sezione di Medicina legale dell’Università di Milano. Oltre agli atenei siciliani di Catania, Palermo e Messina, dieci università in tutta Italia hanno risposto all’appello per lavorare, a rotazione, sull’attività di analisi autoptica e di laboratorio, “con l’obiettivo di realizzare una banca dati in grado garantire alle famiglie, che da Paesi diversi hanno già fatto richiesta, di stabilire l’identità dei loro cari, fondamentale non solo per le ripercussioni psicologiche, ma anche amministrative”.
Da diverse province siciliane si è ricevuta la disponibilità a provvedere all’inumazione delle salme, distribuendole nei rispettivi comuni e riservandosi la possibilità, un giorno, di realizzare un luogo della memoria, il cui sito sarebbe ancora da individuare.