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“No” all’hotspot dalla Uil, Munafò: “Il porto di Augusta ha un’altra vocazione, perché non si fa a Catania?”

AUGUSTA – “Contrari all’hotspot di Augusta: lo ribadiamo per l’ennesima volta perché l’amministrazione comunale sembra essere indirizzata diversamente”. Così interviene Stefano Munafò, segretario generale territoriale della Uil di Siracusa-Ragusa-Gela, dopo che la delibera di giunta comunale di Augusta pubblicata il 18 settembre ha reso noto come il sindaco Cettina Di Pietro abbia firmato un protocollo d’intesa il 7 agosto scorso, che legittimerebbe la Prefettura di Siracusa a gestire un hotspot per l’immigrazione nel porto commerciale di Augusta (vedi articolo).

Ma quel porto – aggiunge Munafò – ha tutt’altra vocazione e noi non possiamo essere d’accordo sulla firma di questo protocollo. Non vogliamo essere fraintesi perché siamo sempre disponibili ad azioni che siano di soccorso agli immigrati e per questo con ampia vocazione per ciò che concerne la solidarietà, ma tutto ciò non si può sposare con la istituzione di un hotspot all’interno di un’area che al contrario deve essere caratterizzata da ben altra attività. Insomma non può essere di competenza del Comune di Augusta. Perché invece questo tipo di competenza non viene trasferita a Catania che può mettere in campo ben altre risorse?”.

La Uil, primo sindacato a intervenire sulla questione hotspot, conferma sostanzialmente una posizione netta assunta già lo scorso 1 agosto, quando, a pochi giorni dalla forse decisiva riunione tenutasi al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, dopo l’annuncio sull’ “assoluto successo” della missione romana da parte del sindaco pentastellato Cettina Di Pietro (vedi articolo), Munafò commentava: “Un altro primato da ottenere dopo quello di avere il più alto numero di immigrati nella nostra zona? No grazie”.

E il segretario generale della Uil aggiungeva: “La sensazione è che vengano usati due pesi e due misure in relazione all’approdo etneo, visto che tutto ciò che è positivo (la Port authority appunto) viene destinato a Catania, quanto di negativo (l’hotspot per gli immigrati) finisce ad Augusta o comunque alla provincia aretusea, come se dovesse passare sempre in secondo piano il valore e l’importanza di un territorio strategico come il nostro“.

(Foto in evidenza: repertorio)


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