Cronaca

Operazione “Acqua ragia” a Gela, sequestro preventivo anche per una società di Augusta

AUGUSTA – Nell’ambito dell’operazione “Acqua ragia” che ha coinvolto società nelle province di Caltanissetta, Catania e Siracusa, risulta destinataria di un provvedimento di sequestro preventivo anche una società con sede legale ad Augusta.

Da stamani finanzieri del gruppo della Guardia di finanza di Gela e personale appartenente al gruppo operativo regionale antifrode dell’Agenzia delle dogane e monopoli, sotto il coordinamento della Procura di Gela, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari personali, emessa dal Gip di Gela, nei confronti di quattro soggetti tutti catanesi, ritenuti responsabili, in concorso ad altri nove, di aver costituito una presunta “associazione a delinquere con base operativa a Gela che dal 2018 si è specializzata nel contrabbandare, miscelando abusivamente prodotti energetici, carburante adulterato presso diversi impianti di distribuzione stradale o direttamente verso utenti privati“.

La strategia ritenuta fraudolenta avrebbe consentito al sodalizio di evadere i tributi gravanti sugli oli minerali e sui prodotti per autotrazione per un totale complessivo, comprensivo di tributi doganali, accisa e Iva, di oltre 437 mila euro.

Contestualmente è stato eseguito un sequestro preventivo diretto nei confronti di tre società, aventi sedi legali rispettivamente a Misterbianco (Catania), appunto Augusta (Siracusa) e Gela (Caltanissetta), le quali saranno poste successivamente in amministrazione giudiziaria e il cui valore complessivo stimato ammonta a oltre 13 milioni di euro.

Quattro sono i provvedimenti di misure cautelari personali, tre nella forma degli arresti domiciliari e uno come obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e obbligo di dimora (con il destinatario della misura deceduto nel corso delle indagini), riguardanti la presunta organizzazione criminale contestata a 13 soggetti tra imprenditori, dipendenti delle società o fidati auto-trasportatori che, con base operativa in Sicilia e collegamenti esteri sia in Slovenia che in Croazia, avrebbero messo in atto un “collaudato meccanismo di frode, tanto semplice quanto redditizio, che ha permesso rapidi guadagni in tempi relativamente brevi a danno della parte commerciale sana del settore, nonché degli automobilisti in genere“.

Il provvedimento odierno arriva all’esito di un’indagine avviata nell’estate del 2018, quando furono sequestrate cinque autocisterne utilizzate per trasportare il prodotto miscelato presso distributori compiacenti, un intero deposito di carburanti nella zona di contrada Manfria a Gela, nonché 111 mila litri di prodotto petrolifero adulterato. Contestualmente vennero arrestati 4 soggetti, 3 di coloro per i quali è stata eseguita oggi misura cautelare personale, tutti accusati di “miscelazione abusiva di gasolio con diluenti impiegati ordinariamente nella produzione di vernice e che, alla luce del risultato dagli esami chimici effettuati dal laboratorio mobile dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, risultarono essere un additivo simil-solvente denominato “Platformat“.

Secondo le successive indagini coordinate dalla Procura della Repubblica gelese, per la miscelazione abusiva veniva utilizzato un deposito commerciale, sito a Gela, di proprietà di una società augustana, concessa in locazione a una società gelese e gestita di fatto, per il tramite del dominus della presunta organizzazione, mediante l’ausilio di mezzi di trasporto messi a disposizione da una terza società anch’essa etnea. Tali condotte avrebbero consentito di ottenere un prodotto idoneo per l’autotrazione senza che su di esso fossero pagati tanto i diritti doganali, quanto le accise e l’Iva e che lo stesso fosse venduto al di fuori del circuito di vendita ufficiale e pertanto totalmente “in nero”. I promotori dell’attività avrebbero potuto contare sulla pianificazione di trasporti di prodotto da Paesi esteri, quali la Slovenia o la Croazia, mediante emissione di “falsi Das (documenti di accompagnamento di prodotti sottoposti ad accisa) creati ad hoc per mascherare la reale destinazione del prodotto solvente e giustificare spedizioni di carburante nei confronti di depositi che mai hanno visto arrivare il carico, lasciando pertanto la facoltà di poter rivendere il prodotto finito a distributori compiacenti e totalmente in evasione di imposta“.


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