Cronaca

Operazione “Dirty oil”, nove arresti per riciclaggio di gasolio libico. Coinvolto deposito Maxcom di Augusta

SIRACUSA – Su delega della Procura distrettuale di Catania, i finanzieri del Comando provinciale etneo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catania nei confronti di nove soggetti, sei dei quali in carcere e tre agli arresti domiciliari, accusati di essere promotori, organizzatori e partecipi di una presunta “associazione a delinquere internazionale dedita al riciclaggio di gasolio libico illecitamente asportato dalla raffineria libica di Zawyia (40 km a ovest di Tripoli) e destinato, dopo miscelazione, ad essere immesso nel mercato italiano ed europeo anche come carburante da autotrazione”.

L’operazione chiamata “Dirty oil” ha portato a ricostruire un’articolata tesi accusatoria secondo la quale il gasolio libico, trafugato dalla Noc (National oil corporation), la compagnia petrolifera nazionale della Libia, dopo miscelazioni presso uno dei depositi fiscali della Maxcom, siti in Augusta, Civitavecchia e Venezia, veniva riciclato e immesso nel mercato italiano ed europeo (Francia e Spagna in particolare) ad un prezzo similare a quello dei prodotti ufficiali pur essendo la qualità dello stesso inferiore, raggiungendo all’insaputa dei consumatori finali, anche i distributori stradali. Con l’obiettivo di acquisire la disponibilità di un flusso continuo di gasolio libico ad un prezzo ribassato rispetto alle quotazioni ufficiali, in alcuni casi anche fino al 60 per cento, così garantendo alla società italiana acquirente un margine di profitto costante e più elevato.

Alla presunta associazione criminale, che si è avvalsa anche dell’opera di miliziani libici armati dislocati nella fascia costiera confinante con la Tunisia, è stata altresì contestata l’aggravante mafiosa attesa la presenza nella stessa di Nicola Orazio Romeo, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano.

In un anno di indagini, i militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catania sono riusciti a documentare dettagliatamente oltre trenta viaggi nei quali sono stati importati via mare dalla Libia oltre 80 milioni di kg di gasolio, per un valore all’acquisto di circa 30 milioni di euro.

Tra i soggetti ritenuti dagli inquirenti coinvolti nel traffico internazionale di prodotti petroliferi libici e destinatari della misura cautelare in carcere figura l’amministratore delegato della “Maxcom Bunker Spa”, Marco Porta, classe 1969.

Figura Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa, alias “il Malem” (il capo), nativo di Zuwarah (Libia), fuggito dal carcere nel 2011 con la caduta del regime di Gheddafi dove stava scontando una condanna a 15 anni per traffico di droga; Ben Khalifa avrebbe guidato una milizia armata stanziata nella zona costiera al confine con la Tunisia ed è stato recentemente posto agli arresti per contrabbando di carburanti da parte delle Autorità libiche.

Figura il catanese Nicola Orazio Romeo, classe 1972, indicato da alcuni collaboratori di giustizia quale appartenente alla frangia mafiosa degli Ercolano. Romeo è già stato denunciato nel
2008 per la sua presunta appartenenza mafiosa ai Santapaola e per alcune azioni estorsive perpetrate nelle zone di Acireale e Aci Catena. Nella presente indagine, Romeo è ritenuto parte integrante della componente maltese dell’organizzazione la cui funzione primaria è stata quella di organizzare i trasporti del gasolio libico via mare.

Figurano i cittadini maltesi Darren Debono, classe 1974, e Gordon Debono, classe 1974. Secondo gli investigatori, i due, con Nicola Orazio Romeo, avrebbero curato il trasporto via mare gestendo, al contempo, il reticolo di società commerciali coinvolte nel business.

Figura il libico, originario di Zuwara, Tareq Dardar, quale presunto collettore dei pagamenti e dei flussi finanziari veicolati su conti esteri nella disponibilità del Ben Khalifa.

Per i soggetti non rintracciati nel territorio nazionale, la Procura distrettuale ha richiesto l’emissione di un mandato d’arresto internazionale.

Secondo l’accusa, l’amministratore delegato della “Maxcom Bunker Spa”, società con sede legale a Roma, esercente l’attività di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e di bunkeraggio delle navi, si sarebbe avvalso della complicità di alcuni dipendenti della società, destinatari anche loro della misura cautelare degli arresti domiciliari. Si tratta di Rosanna La Duca, classe 1969, consulente esterna della “Maxcom Bunker Spa”, Stefano Cevasco, classe 1969, addetto all’ufficio commerciale, e Antonio Baffo, classe 1956, responsabile del deposito fiscale di Augusta.

(Fonte: La Gazzetta Siracusana.it)


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