News

Piano Eni Versalis, sindacato resta diviso sullo sciopero del 12 novembre. Proseguono assemblee del settore industria

SIRACUSA – Dal 29 ottobre si susseguono le assemblee sindacali del settore industria, con la Cisl da un lato e Cgil con Uil dall’altro, aventi ad oggetto non solo il piano pluriennale di “trasformazione e rilancio” di Eni-Versalis che, nell’ottica della riduzione dell’esposizione sulla chimica di base ritenuta dall’azienda in “crisi strutturale e ormai irreversibile a livello europeo“, prevede la chiusura dell’impianto di cracking di Priolo Gargallo. Dai sindacati, infatti, vengono evidenziate criticità dell’intero polo petrolchimico siracusano, passando per la nota vicenda del depuratore consortile Ias, tant’è che le stesse assemblee, svolte e in programma, si tengono nei piazzali di fronte a diversi stabilimenti, come già avvenuto il 29 ottobre con quella della Cisl tenuta nei pressi della portineria ovest di Eni-Versalis mentre il giorno successivo quella di Cgil-Uil è stata indetta nel piazzale davanti agli impianti Isab Nord.

Cgil e Uil, con le rispettive sigle del settore industria, procedono verso l’annunciato sciopero del 12 novembre. Ieri, all’esito della summenzionata prima assemblea, i segretari generali provinciali Roberto Alosi (Cgil) e Ninetta Siragusa (Uil) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “In assenza di un piano di riconversione energetica ed ecologica che coinvolga l’intero polo industriale siracusano in tutte le sue articolazioni, nessuno escluso, il progetto di Eni va fermato. Lo abbiamo fatto nel 2015, lo faremo anche stavolta. Sciopero generale dell’intero assetto industriale siracusano il 12 novembre. È solo l’inizio. Noi non ci fermeremo“.

Già alcuni giorni prima, le due segreterie sindacali dei settori industria, a mezzo stampa, avevano anticipato i temi del confronto, che vertono non solo sulla “trasformazione aziendale di Eni Versalis che ha annunciato la chiusura a Priolo“, ma anche su Isab che “piuttosto che rispettare la golden power sul mantenimento dell’assetto produttivo, ferma gli impianti senza mettere in campo altre attività sulla base di investimenti dichiarati“. E poi ancora sugli “impianti fermi alla Sasol, nessuna risposta su nuovi investimenti da parte di Sonatrach, così come per l’Ias considerato che se le nuove aziende costruiranno nuovi depuratori, l’impianto alle porte di Priolo sarà destinato a chiudere“.

Era stato il segretario provinciale della Uilm, Giorgio Miozzi, in altra nota stampa, a puntualizzare l’estensione delle criticità: “Non ci piace lo scenario che si sta prospettando: Eni chiude gli impianti perché in perdita e ci dicono che verranno investiti circa 2 miliardi per la transizione, ma tante volte abbiamo ascoltato intenzioni alle quali non si è poi dato seguito. Non possiamo correre questo rischio. I problemi della zona industriale sono molteplici: gli impianti di cogenerazione Isab, ad esempio, sono fermi e ciò crea enormi disagi alle aziende metalmeccaniche, di servizi e di trasporti collegate perché a loro volta rimangono ferme. E se si fermano queste aziende e si fermano i lavoratori, come pensano possano vivere tutte le rispettive famiglie? Il blocco di quasi tre impianti porterà inevitabilmente ad un calo dei livelli occupazionali. E poi ancora: ci sono contratti a termine non rinnovati, aziende che mandano il personale in ferie forzate“. 

Una preoccupazione esternata pure da Antonio Recano, segretario provinciale Fiom Cgil: “Il petrolchimico di Priolo rappresenta un’area complessa dove gli impianti dei vari player risultano interconnessi e integrati nella produzione. L’annunciato stop dell’impianto Etilene, la chiusura di impianti strategici di Isab Goi e di Sasol, in combinato disposto con la spada di Damocle dell’irrisolta vicenda Ias, rappresentano la “tempesta perfetta” che rischia di mettere in discussione l’intero sistema industriale e circa 10.000 posti di lavoro. Sono anni che i metalmeccanici pagano sulla loro pelle, con il peggioramento delle condizioni di lavoro, il prezzo di una “ristrutturazione”, che ha avuto segnali premonitori chiari: spericolate operazioni societarie con cui si è venduto ad holding finanziarie (Achernes Assets; Argus Management), parti strategiche del patrimonio industriale del petrolchimico come Erg Power e Lukoil; investimenti annunciati e mai realmente messi in cantiere che hanno allontanato e sempre di più la possibilità di riconversione e riqualificazione dell’area che si estende tra i comuni di Augusta, Priolo Gargallo e Melilli; la sistematica riduzione delle spese di manutenzione con appalti costantemente al ribasso; una condizione di precarietà che ha trasformato i lavoratori in una massa di “avventizi” costantemente sottoposta al ricatto della disoccupazione“.

Pur condividendo talune preoccupazioni, è di diverso avviso la Cisl, almeno nei metodi non aderendo allo sciopero del 12 novembre, anche dopo la prima assemblea proprio dinanzi allo stabilimento di Versalis. “La Cisl chiede un progetto complessivo di rilancio – si legge nel comunicato stampa della Ust, guidata dal segretario generale provinciale Vera Carasi affinché il più grande polo energetico d’Europa non diventi il più grande deserto industriale del continente“.

Si tratta del primo di una serie di confronti – ha reso noto Carasi a seguito dell’assemblea del 29 ottobre dinanzi all’impianto di Versalis – che la Cisl ha voluto organizzare per mettere in campo, insieme ai lavoratori, tutte le azioni opportune a difesa della zona industriale all’indomani della presentazione del piano Eni che arriva dopo una serie di questioni che, da Sasol a Isab per finire all’Ias, stanno mettendo a serio rischio il futuro della zona industriale siracusana“.

In quell’occasione i segretari per Ragusa-Siracusa di Femca, Filca, Fim, Flaei, Fisascat, Fit della Cisl, rispettivamente Alessandro Tripoli, Nunzio Turrisi, Angelo Sardella, Giuseppe Giansiracusa, Teresa Pintacorona e Alessandro Valenti, hanno ribadito la posizione dell’organizzazione che ha “chiesto al Governo nazionale di intervenire nel piano di riconversione presentato da Eni per mantenere i livelli occupazionali e la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini“. “Un ruolo centrale viene chiesto alla Regione affinché, attraverso un serio piano industriale, garantisca il futuro economico di questa provincia“, hanno aggiunto, annunciando prossime assemblee con i lavoratori di Sasol, Sonatrach e dell’indotto.

Per completezza d’informazione, a beneficio dei lettori, riportiamo integralmente qui di seguito il comunicato stampa diramato da Eni lo scorso 24 ottobre.

Eni, come preannunciato in occasione della presentazione del Piano Strategico 2024-2027, ha messo a punto il Piano di trasformazione e rilancio, anche in ottica di decarbonizzazione, del business della chimica.

Il piano di trasformazione, che implica circa 2 miliardi di euro di investimenti e un taglio in termini di emissioni di circa 1 milione di tonnellate di CO2, circa il 40% delle emissioni di Versalis in Italia, prevede nuovi impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, nell’ambito della chimica sostenibile ma anche della bioraffinazione e dell’accumulo di energia. Per consentire di realizzare i nuovi impianti, cesseranno le attività degli impianti cracking a Brindisi e Priolo, e del polietilene a Ragusa.

Al termine del processo la trasformazione porterà un impatto positivo dal punto di vista occupazionale, contrastando le inevitabili conseguenze negative che la crisi strutturale e consolidata del settore a livello europeo avrebbe in questo ambito.

Il Piano, che sarà implementato entro il 2029, punta a investire nello sviluppo delle nuove piattaforme della chimica da rinnovabili, circolare e per prodotti specializzati, i cui mercati sono in crescita e nei quali Versalis ha acquisito una posizione di leadership.

Eni punta a ridurre drasticamente l’esposizione di Versalis alla chimica di base, settore che versa in una crisi strutturale e ormai irreversibile a livello europeo, e che ha comportato perdite economiche che, in termini di cassa, hanno sfiorato i 7 miliardi di euro negli ultimi 15 anni, di cui 3 nell’ultimo quinquennio.

Eni possiede tutte le capacità per implementare questo piano ambizioso di trasformazione, come più volte dimostrato nel processo di trasformazione della raffinazione tradizionale in bio, e otterrà, a valle del Piano di trasformazione e rilancio, una chimica di Versalis focalizzata su un portafoglio downstream di elevato valore composto da compounding e polimeri specializzati, biochimica e prodotti da economia circolare: un portafoglio coerente con la strategia di Eni improntata alla tecnologia e focalizzata su business legati alla transizione energetica con vantaggi competitivi. A questo si accompagnerà una nuova struttura societaria sviluppata secondo il modello satellitare: la Biochimica (inclusa Novamont), il Downstream (con le acquisizioni di Finproject e Tecnofilm), la Circolarità (attraverso lo sviluppo del riciclo chimico e meccanico), e la chimica di base (risultante dalle azioni di razionalizzazione e riposizionamento sui polimeri).

Eni darà maggiori dettagli nel corso della presentazione dei risultati del III trimestre 2024, domani 25 ottobre“.


La Gazzetta Augustana su facebook

Le Città del Network

 

Copyright © 2023 La Gazzetta Augustana.it
Testata editoriale iscritta al ROC con numero 25784
Direttore responsabile: Cecilia Casole
PF Editore di Forestiere Pietro - P. IVA 01864170897

Copyright © 2015/2023 PF Editore

In alto