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Porto di Augusta e nuove tabelle d’armamento, l’allarme di Unionports: “Rischia di andare fuori mercato”

AUGUSTA – “Il primo di maggio prossimo il porto di Augusta potrebbe bloccarsi, almeno nei servizi che vengono resi dalle aziende portuali locali al traffico navale“. È quanto ipotizzano in un comunicato stampa gli imprenditori dell’associazione di imprese portuali augustane e non solo, Unionports, che attraverso il loro presidente Davide Fazio contestano alcuni termini e prescrizioni introdotti con l’ordinanza n. 13/2019 della locale Capitaneria di porto.

Dà appena trenta giorni di tempo a partire dal prossimo primo aprile affinché i natanti degli operatori nel porto di Augusta si adeguino a tabelle di armamento emesse dalla Capitaneria di porto e dalla stessa comunicati alle imprese e ai soggetti competenti – rileva Fazio – Trascorsi i trenta giorni, prescrive la ordinanza, le imbarcazioni saranno ritenute non rispondenti ai requisiti di sicurezza stabiliti e, quindi, non in grado di operare“.

Oltre alle questioni temporali, prosegue il presidente di Unionports, “nelle tabelle vi sono prescrizioni che, al fine di aumentare la già alta sicurezza a bordo, prescrivono standard superiori in termini di numero di personale e di tipologia di professionalità che ci permettiamo di giudicare eccessivi, specie per alcuni tipi di servizi come il rimorchio e natanti privi di propulsione propria”.

Per Fazio sono “prescrizioni che potrebbero ridurre la competitività del porto di Augusta rispetto ad altri porti italiani, mentre gli standard di sicurezza nel porto megarese non hanno nulla da invidiare (e la storia lo dimostra) rispetto ai principali porti italiani“.

È il caso, afferma il presidente di Unionports, “che la Capitaneria di porto apra un confronto con gli operatori al fine di migliorare le condizioni previste e quindi evitare un impatto duro nelle condizioni di operabilità delle imprese poiché le imprese intendono fornire i servizi continuando a garantire la sicurezza ma anche mantenendo la loro competitività ai costi giusti per rimanere sul mercato“.

È doveroso precisare che gli operatori portuali, lo scorso ottobre, furono convocati dalla stessa Capitaneria di porto per porre osservazioni nella fase di valutazione e determinazione delle medesime tabelle minime di armamento – ricorda Fazio – Osservazioni che oggi, attraverso l’emanazione ufficiale dell’ordinanza, troviamo in parte accolte e in parte no, lasciando in una condizione di difficoltà una serie di imprenditori/armatori che speravano in questi mesi  in un ulteriore confronto con l’autorità marittima“.

In ogni caso confidiamo ancora – conclude il presidente di Unionports – nella tradizionale sensibilità istituzionale della Capitaneria“.


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