Relitto della morte ad Augusta, spunta interpellanza in Senato: “Governo dica la verità”
AUGUSTA – Dopo la conferenza stampa tenuta presso il cosiddetto “Pontile Nato” di Melilli lo scorso 14 luglio, è trapelato poco o nulla sulle fasi successive alla drammatica attività di estrazione delle salme dei migranti dal relitto del peschereccio, affondato il 18 aprile dello scorso anno al largo delle coste libiche. Si era reso noto che già dal 4 luglio e probabilmente fino al mese di settembre si sarebbero svolti gli esami necessari per risalire alla nazionalità di ciascuno, provando anche a definirne l’identità.
Giovedì 22 settembre, i senatori Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri hanno nuovamente interpellato il presidente del Consiglio Renzi e il ministro della Difesa Pinotti per avere spiegazioni sull’utilizzo dei circa 20 milioni di euro stanziati per l’intera operazione.
Con una nota congiunta, riferiscono: “Sappiamo infatti che le operazioni nel porto di Augusta si sono concluse il 12 luglio scorso e il numero definitivo e complessivo dei recuperi riassunto in un documento ufficiale dei Vigili del fuoco è stato di numero 458 body bag, 7 sacchetti contenenti indumenti ed effetti personali, numero 36 contenitori di morchie e liquami“.
Ricordano che “il 14 luglio ad Augusta è stata convocata una conferenza stampa nel corso della quale il prefetto di Siracusa Armando Gradone ha parlato del recupero di 675 salme“, opponendo la tesi secondo cui “in realtà sarebbero stati calcolati in 215 i corpi effettivamente recuperati essendosi i rimanenti, di numero imprecisato, dispersi in mare al tempo del naufragio e durante le prime operazioni di recupero del barcone; parte dei corpi recuperati sarebbero poi stati poi trasferiti all’interno di tir refrigerati parcheggiati presso il pontile Nato, dove si starebbero esaminando circa 150-180 salme, mentre altre sarebbero già state tumulate presso comuni che ne hanno accettato la sepoltura“.
I due senatori mettono in discussione le finalità finora espresse dai responsabili dell’operazione: “A tutt’oggi non si capisce se l’operazione sia stata ideata e progettata per dare una dignitosa sepoltura ai poveri resti delle vittime di uno dei tanti naufragi avvenuti nel Mediterraneo, come affermato a suo tempo dal Presidente del Consiglio o dalla necessità di effettuare riscontri tramite il dna per identificare l’identità dei corpi recuperati, messi a confronto con radiografie e materiale genetico che sarebbe stato spedito dai parenti da vari paesi dell’Africa e dell’Asia, come pubblicizzato dai medici che si sarebbero prestati gratuitamente per l’opera di identificazione, e che nel mese di luglio chiedevano ulteriori fondi per effettuare i test e avere almeno il rimborso delle spese sostenute“.
Quindi, Giovanardi e Gasparri, lamentando la mancata risposta sull’argomento alla loro interpellanza del 12 luglio scorso, chiedono al Governo “a che titolo il Gruppo Fagioli S.p.a. di Reggio Emilia abbia avuto l’incarico di recuperare il relitto e quanto sia stato il costo di questa singola operazione, quanti siano stati i migranti recuperati di cui si sia accertato con sicurezza l’identità, che tipo di sepoltura si intenda dare ai corpi recuperati e raccolti nei 458 body bag“.
Infine, chiedono “se corrisponda a verità, secondo quanto pubblicato dai giornali il 20 settembre, che il Presidente del Consiglio ha lanciato l’idea di mettere davanti alla nuova sede del Consiglio europeo il barcone recuperato, attualmente ormeggiato nel porto di Augusta e se intenda affidare l’incarico sempre al Gruppo Fagioli S.p.a.“. A riguardo, ricordiamo la costituzione in città, il mese scorso, del “Comitato 18 aprile“, che ha richiesto la permanenza del relitto del peschereccio ad Augusta, da collocare presso il cimitero comunale o in un’area del territorio appositamente prevista e realizzata.