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Sede Adsp, decreto pubblicato e sospeso lo stesso giorno, Assoporto: Crocetta e Delrio facciano marcia indietro

AUGUSTA – “L’appello presenta sufficienti elementi di “fumus boni juris” soprattutto con riferimento alle critiche volte a valorizzare taluni vizi procedurali e l’esecuzione della sentenza produrrebbe all’appellante un pregiudizio attuale grave e (sotto alcuni profili) irreparabile”. Sono queste le motivazioni con cui i giudici della Camera di consiglio del Cga di Palermo, giovedì 6 luglio, hanno accolto la richiesta di sospensiva avanzata da Assoporto Augusta del decreto del ministro Graziano Delrio che istituisce, per due anni, la sede dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale nel porto di Catania e non in quello di Augusta, unico porto core della Sicilia orientale.

Il celebre decreto “fantasma”, firmato il 25 gennaio scorso e che per una coincidenza definita da Assoporto “curiosa” è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale venerdì 7 luglio, lo stesso giorno in cui è stata emanata l’ordinanza del Cga, era stato impugnato già dinanzi al Tar di Catania (vedi articolo) perché ritenuto “illegittimo sia per vizi propri che in via derivata, essendo illegittimi gli atti presupposti costituiti”.

Ad illustrare i dettagli del provvedimento del Consiglio di giustizia amministrativa è stata la presidente di Assoporto Augusta, Marina Noè, con accanto il vicepresidente Bruno Ferreri, questo sabato mattina, nel corso di una conferenza stampa nella sede dell’associazione, cronologicamente successiva all’incontro con i giornalisti promosso alla Nuova Darsena dal deputato nazionale di Articolo uno – Mdp Pippo Zappulla (vedi articolo).

Noè non ha nascosto la soddisfazione per l’esito di una vicenda che, a suo dire, renderebbe giustizia all’impegno, innanzitutto, dell’associazione degli operatori portuali che da mesi si batte per il “ripristino della legalità” in merito a ciò che da più parti è stato considerato come uno “scippo” vero e proprio.

Oggi non c’è nessun motivo per esultare – ha esordito Marina Noè, avremmo potuto farlo se le istituzioni che tanto rispettiamo non ci avessero costretto a rivolgerci ai tribunali. Ci sono stati in questi mesi atti di arroganza e di prepotenza istituzionale. Ci è sfiorato il sospetto che tra i motivi di questa manovra del trasferimento della sede ci fosse anche quello di far rientrare Catania nelle reti Ten-T, se pure comprensive, cioè di secondo livello e non certamente “core”, così come qualcuno ha erroneamente affermato. Siamo qui oggi per manifestare la nostra soddisfazione nel prendere atto che il Consiglio di giustizia amministrativa, con una ordinanza per nulla scontata, ha dichiarato valide le nostre ragioni. Ritorniamo a chiedere con forza, innanzitutto al presidente Crocetta, e poi al ministro Delrio, di ritirare i propri provvedimenti per evitare il penoso e imbarazzante ricorso al Tar. Crocetta prenda atto delle numerose richieste, arrivate anche dalla politica, di fare un passo indietro, ritirando le sue due lettere che hanno portato alla firma del decreto, dimostrando così che l’intelligenza di un uomo può anche misurasi con la capacità di cambiare idea. In caso contrario, forti della vittoria al Cga, andremo al processo di merito, pronti a sostenere con nuove e più recenti informazioni le nostre informazioni”.

Sul tema “hotspot” o Cpsa (Centro di primo soccorso e accoglienza) o Cie (Centro di identificazione ed espulsione) per gli immigrati, tornato di prepotenza nel dibattito politico nazionale e provinciale negli ultimi giorni, la presidente di Assoporto ha riferito: “Abbiamo sempre detto che il problema non è accogliere i migranti ma come li si accoglie e qual è il ruolo che viene dato ad Augusta. L’hotspot è per sua natura il luogo in cui i migranti devono essere accolti, censiti e poi trasferiti, non è un centro di accoglienza. Questo è un problema che non può essere trattato in via emergenziale ma in modo strutturale. Le scelte devono essere compiute rispetto a quei luoghi che possono accogliere queste persone, che non può certamente essere la banchina commerciale, neanche se fosse un hotspot. Noi saremmo d’accordo ad accogliere i migranti ad Augusta ma non nella misura in cui questi migranti saranno parcheggiati in un porto commerciale, che è destinato a tutt’altra attività. Si è parlato di un luogo lontano dalle zone commerciali, di un luogo dove poter allocare i migranti in attesa di censimento e noi lì siamo d’accordo”. Sposa insomma la tesi più recentemente espressa anche dal sindaco Di Pietro della delocalizzazione rispetto alle banchine del porto commerciale e della istituzionalizzazione della struttura per gli immigrati, in altra sede sempre del territorio augustano.

Quindi sono arrivati i ringraziamenti, in particolare, agli avvocati Giovanni Randazzo, Marco De Benedictis e Gaetano Spitaleri, per avere assistito legalmente Assoporto, ai sindaci Di Pietro e Rizza, di Augusta e Priolo, e al sindaco uscente di Melilli Cannata, poiché “si sono schierati in questa battaglia per la salvaguardia del territorio, così come le parti sociali. Un ringraziamento è andato “soprattutto ai cittadini di Augusta che, scendendo in piazza, hanno manifestato la loro convinta adesione a questa battaglia” e infine è stato espresso un ringraziamento anche al neo presidente dell’Autorità di sistema portuale Annunziataper il suo ruolo di terzietà assunto in questa vicenda“.

Pensando invece alla programmazione nell’ottica del sistema portuale da integrare Augusta-Catania, la presidente Noè ha concluso: “In attesa degli ulteriori sviluppi relativi alla sede, chiediamo con forza al presidente di concentrare e focalizzare tutta l’attenzione sull’elaborazione di un piano triennale delle opere pubbliche  unitario, con progetti di sviluppo per Augusta e Catania che tengano conto delle più volte dichiarate diversità di territorio, portando sin da subito esclusivamente il traffico commerciale ad Augusta e crocieristico-diportistico a Catania. Ognuno svolga la propria parte, ora ciò che importa è il lavoro, l’occupazione per i giovani, un disegno strategico di sviluppo per i prossimi cinquant’anni”.


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