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Torino, il racconto di uno studente augustano coinvolto nella bolgia di piazza San Carlo

AUGUSTA – L’ombra del terrorismo anche quando il terrorismo non c’è, ma riesce a far male. Potrebbe essere una lettura di quanto accaduto sabato sera in piazza San Carlo a Torino, dove decine di migliaia di tifosi si erano radunate per assistere davanti al maxischermo alla finale di Champions league tra Juventus e Real Madrid.

Come da nota ufficiale congiunta di prefettura, Comune e forze dell’ordine di Torino, “la folla presa dal panico e dalla psicosi da attentato terroristico, causati da eventi in corso di accertamento da parte dell’autorità giudiziaria, ha lasciato precipitosamente la piazza con danni causati dalla calca”. Molte testimonianze riferiscono di un allarme bomba, su cui la procura torinese ha aperto un’inchiesta contro ignoti per procurato allarme, di un botto che poi si è scoperto dovuto al cedimento della ringhiera a chiusura del parcheggio sotterraneo della piazza, ma soprattutto di panico e fuga disperata, che ha travolto tutto, transenne e persone, calpestate per terra, tra i cocci di vetro di bottiglie infrante, causando l’impressionante numero finale di 1.527 feriti (medicalizzati), di cui tre in codice rosso.

C’erano anche dei giovani augustani in piazza, alcuni dei quali ne sono usciti lievemente feriti. Abbiamo raccolto la testimonianza di Fabrizio Saraceno, studente universitario al Politecnico di Torino che proprio ieri compiva 21 anni.

Eravamo al centro della piazza, con alcuni ragazzi venuti appositamente da Augusta e studenti colleghi del Politecnico di Torino. Intorno all’ottantesimo della partita, non ci siamo neanche resi conto di ciò che stava succedendo, c’è stato un botto e la gente ha iniziato a correre dal maxischermo verso di noi, quindi l’unica cosa che abbiamo potuto fare è stata correre anche noi“. Questi i primi momenti di caos riferiti dal giovane augustano.

Riporta le parole sentite e scambiate con le persone vicine durante la fuga: “Abbiamo sentito solo un botto, le persone intorno hanno iniziato a urlare “bomba, bomba, scappate!”. Poi subito dopo si è pensato a una persona che sparava con una pistola, perché il botto era strano e non sembrava affatto un’esplosione. Siamo stati trascinati dalla folla, dopo cento-duecento metri ci siamo ritrovati nelle vie limitrofe ma ci siamo persi. Abbiamo passato la nottata con l’ansia di sapere dove fossero finiti gli altri“.

Nella calca, lo stesso Saraceno è caduto sopra un’altra persona, cavandosela con una escoriazione al ginocchio. Lievemente feriti alcuni degli amici che si trovavano insieme a lui, “finiti al pronto soccorso, in due hanno subito anche punti di sutura, a causa dei tagli per i cocci di vetro delle bottiglie per terra“.

Lo studente fuorisede augustano, che afferma di aver vissuto quei momenti di panico come se ci fosse realmente un attentato in corso, ha poi, in nottata, appreso del grave attacco terroristico del London Bridge. Ci tiene quindi a lanciare un messaggio, un invito a non cambiare il proprio stile di vita nonostante l’epoca del terrore islamista: “Vogliamo reagire, non vogliamo rinchiuderci in casa e avere paura, vogliamo vivere tutte le esperienze che ci riserva la vita“.


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