Cultura

Una storia di imprenditoria per una Sicilia pulita e legalitaria

AUGUSTA – È stato citato il porto di Augusta, lo scorso martedì pomeriggio, presso l’edificio del Coro di Notte, sito all’interno del cosiddetto Monastero dei Benedettini di Catania, mentre gli studenti dei corsi di Giornalismo culturale e Storia e critica del cinema, coordinati dai rispettivi docenti Maria Lombardo e Alessandro De Filippo, partecipavano alla presentazione del libro “Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano“, di Francesco Alliata, edito da Neri Pozza.

Un’iniziativa più che culturale che ha voluto dare onore a un uomo, cittadino siciliano ancor prima che principe, molto legato alla città di Catania e innamorato della sua terra come del suo mare a tal punto da renderli protagonisti dei suoi documentari cinematografici del secondo Novecento, farne la culla delle sue più rocambolesche invenzioni tecniche, brevettando lo scafandro e l’iposcopio per le riprese subacquee, e dei necessari e avventurosi cambi di rotta manageriali, il tutto nel rispetto del suo “sogno fantascientifico”, per proporre al mondo l’immagine, quasi utopica, di una Sicilia pulita e legalitaria.

Niente di più attuale anche per Augusta, proprio in queste settimane di fermento e polemiche scoppiate dopo il caso “Guidi – Gemelli” e gli intrecci di presunto malaffare intorno a un patrimonio della collettività come il porto megarese.

Introducendo subito l’evento, il direttore del dipartimento di Scienze umanistiche Giancarlo Magnano ha presentato i suoi ospiti: la figlia dell’autore, principessa Vittoria Alliata, lo studioso Ivano Mistretta e l’amico avvocato Francesco Altamore, storico dell’imprenditoria siciliana.

Il dibattito è ruotato, anzitutto, intorno allo spirito d’inventiva e alla grande capacità imprenditoriale del principe Francesco Alliata di Villafranca, noto per aver fondato, nel ’46, la Panaria film, casa di produzione cinematografica palermitana, a cui si deve la circolazione di brevi pellicole firmate e realizzate dallo stesso Alliata come Bianche Eolie, Cacciatori sottomarini, Tra Scilla e Cariddi o Isole di Cenere e ancora film come Vulcano di Rossellini, con Anna Magnani, e La carrozza d’oro di Jean Renoir, poi chiusa per debiti nel 1956, lasciando il posto a nuove soluzioni industriali, come la diffusione di “spongati” (sorbetti) e gelati dal marchio familiare XIV Duca di Salaparuta.

In una pagina Alliata scrive:“Ho impiegato oltre venticinque anni per inventare soluzioni ai problemi che via via si presentavano, utilizzando astuzie tecnologiche, macchinari speciali e materie prime di qualità genuina, al fine di creare una granita granulosa, omogenea e immediatamente cucchiaiabile, e lo spongato, cui abbiamo dovuto imporre il termine più noto di sorbetto […]. Insomma, in qualche modo sono riuscito a ingannare le ferree leggi della fisica, cosa che prima di me nessuno avrebbe mai osato”.

A turno, ognuno, tra gli invitati a presiedere il convegno, è intervenuto ricordando con nostalgia gli aspetti peculiari della vita dell’autore, scomparso lo scorso anno all’età di 95 anni e provando a estrapolarne un insegnamento.

È stato un testimone di grandi eventi e condizioni della sua amata isola che, dopo la caduta del regime fascista, sperava nella Ricostruzione e lui ci ha creduto molto, ha avuto fiducia nelle risorse siciliane, investendo in progetti nuovi e geniali, in un momento storico in cui gli equilibri economici della regione erano refrattari. Ricordiamo che la Sicilia è diventata presto un territorio strategico di carattere militare e, da qui, è partita l’industrializzazione nel polo di Augusta, con la nascita della Rasiom ad opera dell’ingegner Angelo Moratti. Gli intenti erano militari, non di certo economici; oggi si preferisce favorire il ceto politico piuttosto che l’impresa libera, quale è stata quella di Alliata”.

Commenta così uno dei relatori, l’avvocato Altamore, nel ricordare le diverse esperienze, non soltanto culturali ma anche economiche, vissute da Francesco Alliata e citate nel memoriale alla cui lettura invita, particolarmente, i giovani presenti, incoraggiandoli a ritrovare il coraggio di promuovere ancora la straordinarietà dei luoghi, sfruttarne i punti strategici per creare imprese pulite che possano oltrepassare i confini isolani e preservare il candore dell’Isola.

Lo stesso che aveva il principe nel muoversi in qualsiasi ambito, senza avere malizia o preconcetti, lui che avrebbe potuto condurre una vita aristocratica agiata e che invece ha preferito, con la sua ironia e il suo lato ludico, e senza vendersi, creare soluzioni che potessero innalzare una terra che, come conclude Altamore, “non è maledetta se ha dato questa possibilità di riscatto a uomini come Francesco Alliata, mai banali, nonostante il contesto attuale sia pervaso da una grave commistione tra economia parassitaria ed economia illegale”.

Inevitabili i richiami mentali all’attualità, al porto megarese e a certa imprenditoria siracusana nell’occhio del ciclone. Desiderando una terra ricettiva alla lezione d’impresa, per tanti versi, rivoluzionaria di questo principe così contemporaneo.

Alessandra Peluso



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