“Vi dico cosa succede ai pazienti non vaccinati”, lo sfogo della geriatra augustana in servizio al Covid center
AUGUSTA – Lo sfogo arriva alla nostra Redazione da Angela Abate, trentaquattrenne augustana, medico specialista in Geriatria, in prima linea nel fronteggiare la pandemia, dal marzo del 2020, prestando servizio al reparto “Covid 1” dell’ospedale “Trigona” di Noto (nella foto di repertorio in copertina). Un’esperienza professionale di quasi due anni che ha dovuto fare i conti non solo con le quattro ondate del contagio, bensì con i variabili umori di cittadini quotidianamente “bombardati” dai media prima sui mesti numeri delle vittime poi sulle campagne pro (istituzionali) e contro (social perlopiù) la vaccinazione.
“Noi operatori sanitari, dal medico all’infermiere, dall’Oss (operatore socio-sanitario, ndr) all’ausiliario, siamo davvero stanchi ormai, non solo fisicamente – ci riferisce la geriatra incaricata al Covid center netino – Perché chi non è entrato davvero nei reparti Covid non può capire cosa vuol dire lavorare in questo modo, ma soprattutto emotivamente. Perché è davvero dura vedere pazienti soli, magari anziani e fragili che si sentono abbandonati, con gli occhi spaventati senza punti di riferimento. E lì ad accudirli solo noi vestiti da alieni che proviamo a rassicurarli, per quello che sia possibile. È dura vedere pazienti peggiorare e sapere che probabilmente non ce la faranno, ma devi fare di tutto per infondere coraggio, pur sapendo, forse, che al turno successivo non li troverai più – osserva – È triste dover dire a un parente che non potrà più vedere il genitore neppure per l’ultimo saluto. Perché i pazienti Covid muoiono da soli“.
“Forse nell’ultimo periodo il reale problema di salute e di empatia sta passando in secondo piano rispetto alle polemiche vaccino sì vaccino no ecc. Ciò che voglio ribadire fermamente è che è vero che i pazienti non vaccinati peggiorano rispetto ai vaccinati: si ricoverano ormai anche i vaccinati con altre morbilità, ma quelli che davvero sviluppano la sintomatologia grave sono nettamente i non vaccinati. E questo è un dato di fatto che chi ci lavora sa bene – sottolinea la dottoressa augustana – Porto esempi recenti: a due pazienti sulla sessantina, in buona salute, “fortemente” no vax ho dovuto dire che l’unica speranza era l’intubazione e la rianimazione, e, con la rabbia che provavo perché si poteva evitare di arrivare a quel punto vaccinandosi, ho provato sconforto, mi sono sentita “inutile”, sensazioni che difficilmente riesci a non portare poi a casa finite le ore di lavoro. Così come dover assistere alle lacrime di disperazione e ai sensi di colpa di una nipote poiché la nonna (non vaccinata, seppur il vaccino a disposizione da un anno) non ce l’ha fatta nonostante lei l’avesse accudita a casa senza farla uscire“.
Come emerge da un recente aggiornamento del report esteso dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sulla pandemia in Italia, per i non vaccinati il rischio di ricovero in terapia intensiva per Covid è 25,7 volte più alto rispetto a quello che si calcola fra i vaccinati con “booster”. E il rischio di morte è 26,2 volte più alto rispetto a chi ha ricevuto le tre dosi.
“Ormai lo sappiamo che questa variante corre troppo velocemente – conclude in riferimento ala quarta ondata in corso, contraddistinta dalla variante Omicron – E se tutti non facciamo la nostra parte, quest’ondata durerà a lungo. Questo è uno sfogo, scusate la lungaggine, ma spero si possa capire lo stato d’animo mio come di tutti gli altri colleghi nelle medesime situazioni. Siamo stanchi, demotivati, e non meritiamo insulti e accuse da chi in realtà non sa neppure di cosa si parla. Attualmente non ci sono terapie e l’unica arma a disposizione per scongiurare la criticità della malattia è il vaccino. Quindi, nonostante insulti o provocazioni, io non smetterò di spronare verso questa strada, che magari non farà scomparire la malattia, ma che sicuramente porterebbe a una riduzione dei ricoveri“.
“Grazie davvero per l’attenzione e per avermi dato ascolto – dice alla nostra Redazione – Spero solo che serva a convincere gli incerti che spesso, purtroppo torno a dire, credono magari in chi “fa la voce più grossa”“.